Review Party: Recensione di “Così si perde la guerra del tempo” di Amal El-Mohtar e Max Gladstone

Rossa e Blu non conoscono confini, nemmeno quando si tratta di attraversare il tempo. I fronti opposti di una guerra sanguinaria le separa, eppure dal loro incontro non possono fare a meno di pensare l’una all’altra, prendendo la decisione di mantenere un contatto, un legame che valichi i confini dell’inimicizia, trasformando quelle lettere scambiate in un simbolo di amore e pace.

Il lettore segue la loro vicenda con un trasporto emotivo sorprendente, catapultato in mezzo al fuoco incrociato di un conflitto di cui si sono perse le origini e le motivazioni. Nonostante questo, Agenzia e Giardino continuano ad architettare nuovi metodi per indebolire l’altro, con colpi che intaccano il passato per piegare al proprio volere il futuro.

Le lettere delle donne protagoniste si susseguono con sempre maggiore trasporto, facendo intuire cosa capita attorno a loro, ma al contempo isolandole e proteggendole tra le parole in esse scritte. Questa per me è una visione molto romantica, la capacità di rifugiarsi nella scrittura ritagliando un attimo in cui tutto il resto, attorno, si ferma, come un segno di rispetto nei confronti di chi sa ancora come trasmettere le proprie emozioni e viverle al di là di tutto. Solo grazie a queste è intuibile la caratterizzazione mentale dei personaggi, che vengono fuori dalle pagine ed è facile immaginarli intenti a scrivere e fantasticare sul futuro.

La tensione per il destino di Rossa e Blu è palpabile e molto fastidiosa, ma coerente con ciò che capita loro, che hanno messo a repentaglio tutto pur di stare insieme, commuovendo sul finale.

“Così si perde la guerra del tempo” è un romanzo potente che supera i confini dei generi letterari, offrendo una lettura completa e soddisfacendo appieno le aspettative.

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