Review Party: Recensione di “La biblioteca dei giusti consigli” di Sara Nisha Adams

Quando sua moglie è venuta a mancare, per Mukesh non c’è stato più altro. Gli bastano quelle semplici, monotone e sempre uguali azioni quotidiane, che per lo meno gli danno la certezza di essere ancora vivo. Dopo aver ritrovato un libro mai stato riconsegnato alla biblioteca di appartenenza, l’uomo sente che deve mettersi in moto, alzarsi e uscire. L’incontro con la giovane Aleisha, con cui condividerà la lettura di una lista di libri ritrovata per caso, lo porterà a tentare davvero di andare oltre, trovando dei punti in comune con lei che mai si sarebbe aspettato.

“La biblioteca dei giusti consigli” è quel tipo di romanzo che ammalia promettendo delicatezza per poi devastare irrimediabilmente l’animo umano. Ogni pagina è una stilettata al cuore e non scherzo quando dico che qui si piange sul serio. Da pagina 20, per essere precisi.

Nonostante questo, Sara Nisha Adams riesce a rendersi indispensabile con una storia che esige di essere letta e che superato il valico della sofferenza sa come farsi amare. Ogni emozione, qui, viene amplificata, partendo dalle esperienze su carta che portano il lettore a scavare nella propria memoria e a rivivere intensamente dei momenti specifici, quelli pregni di difficoltà ma da cui si è sopravvissuti, fino al presente.

Lo stile della scrittrice è fluido, riuscendo nel creare un ritmo narrativo che parte lento a introduzione per poi prendere velocità fino a quando si giunge al finale, senza però averlo voluto davvero. Ci si vuole fermare, godersi il tutto a piccoli sorsi, soffermarsi sui sentimenti dei personaggi per non lasciarli davvero andare. Ma sta proprio in questo il potere del libro e della storia, nella capacità di distaccarsi nel migliore modo possibile.

Infatti, è il libro stesso, come oggetto, a diventare strumento benefico per giungere alla rinascita. Chiunque ami la lettura capisce molto bene il concetto, perché vede in questo un’ancora di salvezza dal resto del mondo, un porto sicuro in cui approdare e sentirsi al sicuro. Mukesh lo scopre soltanto dopo un evento traumatico come il lutto, illuminato da un libro ritrovato che sembra quasi racchiudere la voce della moglie, pronta a spronarlo e a dargli quella spinta che gli manca per andare avanti.

Lasciarsi alle spalle il dolore non è affatto facile e paradossalmente anche nella sofferenza non ci si vuole allontanare da quel momento: lo si vuole tenere lì, a portata di mano e in superficie, perché è l’ultimo istante in cui si è stati a contatto con chi abbiamo perso. Si ha quasi paura di dimenticare se a quel ricordo si comincia ad associarne altri più recenti, fino ad affossarlo e nasconderlo, rivivendo però la morte ancora una volta. Ma quello stesso ricordo può tornare in superficie quando e dove meno ce lo si aspetta, anche attraverso una lista di romanzi in grado di colmare il vuoto lasciato.

Sono rimasta colpita da quanto tutto questo abbia fatto leva su di me, in un momento già difficile di suo, in cui però avevo davvero bisogno di speranza, di vedere una luce in fondo a un tunnel che non smette, disgraziato, di costruire mattoni e allungarsi. “La biblioteca dei giusti consigli” mi ha parlato con le esatte parole che stavo cercando, nonostante abbia dovuto affrontare ancora ciò che già ho affrontato, scoprendo di nuovo che fidarsi della storia di un libro è sempre la scelta migliore.

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