Review Party: Recensione di “Un sogno da realizzare” di Violet Calwind

Giulia, dopo la laurea in pedagogia appena presa, è pronta a salutare gli studi e abbracciare finalmente il mondo del lavoro. L’occasione le capita subito, perché per un caso fortuito il capo della sua migliore amica Federica sta cercando una baby sitter per i piccoli Zoe e Alex. Trattasi del signor Bonora un uomo benestante che sta affrontando la separazione dalla moglie, un’esperienza sofferta che mai avrebbe pensato di dover passare. Roberto, come ripete sempre la governante Elsa, è un uomo straordinario ma affatto facile. Quando tra i due scoccherà la scintilla sarà difficile sia far fronte ai propri sentimenti che a venirsi realmente incontro.

Quello di Violet Calwind è un romanzo che scorre via veloce, con facilità, senza particolari intoppi o ostacoli per i propri personaggi che si innamorano e si conquistano a vicenda nel più classico dei modi. Ho apprezzato in particolare le dinamiche che legano sempre più Giulia ai due bambini, di una dolcezza infinita nonostante il dolore dell’allontanamento della propria madre. Con uno stile scorrevole, l’autrice tesse una storia romantica, a tratti scontata, che distrae senza impegnare.

Giulia è una ragazza piena di sogni e aspettative. Appena presa la laurea non vede l’ora di mettere in pratica ciò che ha imparato sui libri e avere a che fare con mano con il meraviglioso mondo dei bambini. Con Zoe e Alex sembra quasi più facile entrare in sintonia piuttosto che con il loro papà, che dovendo affrontare il bruciante tradimento della moglie si distrae concentrandosi solo ed esclusivamente sul lavoro, dimenticandosi di tutto il resto. Eppure c’è qualcosa nella nuova baby-sitter che lo attira sempre di più e che gli fa dimenticare la sofferenza provata in quel periodo.

“Un sogno da realizzare” non è di certo una storia realistica e accurata, ma di certo serve proprio al suo scopo, quello di far sognare le proprie lettrici di conoscere un uomo non impegnato ma tormentato, ricco ma umile, forte e dolce. Insomma, una fantasia da stereotipo, che lascia dietro di sé il peso del quotidiano e fa dimenticare tutto il resto.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *