Review Party: Recensione di “La lunga notte di Parigi” di Ruth Druart

Quell’infausta notte del 1944, Jean-Luc non la scorderà mai. Preso in affidamento il piccolo Sam dalla madre, per evitargli la prigionia nei campi nazisti, l’uomo decide di trasferirsi in America, lontano il più possibile dagli orrori della guerra. Ricominciata una nuova vita, lui, la compagna e Sam si sentono ormai una famiglia a tutti gli effetti, ma quando dopo dieci anni il passato bussa ancora letteralmente alla porta di Jean-Luc, la loro vita verrà sconvolta ancora una volta nel più inaspettato dei modi.

Con uno stile di scrittura che cattura all’istante, Ruth Druart co conduce nel periodo storico più buio a livello mondiale, immergendoci nella Francia occupata dai tedeschi e nel dramma che questo comporta. Le emozioni sono intense, palpabili e la trama così ben strutturata favorisce la giostra al cuore che si prova capitolo dopo capitolo.

Oltre ai terribili eventi, il romanzo tratta l’importante tema della famiglia in un modo diretto ma al contempo romantico, esplorando i significati molteplici dell’amore che lega le persone, anche al di là del sangue. Legami così profondi sono dettati da esperienze comuni così forti da lasciare un segno nella mente e che da la volontà di costruire insieme un futuro migliore, lasciandosi tutto alle spalle. Ma purtroppo il tempo può essere prepotente e riportare a galla ciò che anche si è voluto dimenticare, rimettendo in discussione tutto ancora una volta.

Nell’opera si affrontano giudizi e moralità, portando a porsi domande su ogni azione messa in atto, mettendo in difficoltà sulle risposte da dare. I personaggi sono tridimensionali e indimenticabili, con una maturità così veritiera da andare a riprova della cura dell’autrice per il romanzo. “La lunga notte di Parigi” è un viaggio tra sacrificio e desiderio di vivere che si trasforma facilmente in un tributo a chi ha dato la propria vita per gli altri e a chi ha rischiato tutto per la salvezza dei più deboli.

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