Review Party: Recensione di “Il libro dei nomi perduti” di Kristin Harmel

Quando Eva posa lo sguardo sulla fotografia di un libro, il passato le ritorna in mente impetuoso, portandola a provare un dolore indescrivibile. I ricordi della seconda guerra mondiale e della sua fuga da Parigi, perché ebrea, riaprono ferite impossibili da richiudere. Ciò che Eva ha passato lo sa soltanto lei e chi è stato salvato dai nazisti grazie al suo coraggio, i cui nomi sono rinchiusi proprio in quel libro, ritrovato dopo oltre mezzo secolo. Un tesoro prezioso che solo lei può codificare e che riversa nel mondo la testimonianza di una piccola cellula di resistenza a cui Eva si è aggrappata con tutte le sue forze, donando al tempo il suo cuore al misterioso Rémy.

Non avevo mai letto nulla di Kristen Harmel, ma appena cominciato questo romanzo è stato amore a prima vista. Lo stile dell’autrice è tale da far scorrere piacevolmente la lettura in un lampo, senza che ci si accorga del tempo che passa. La Harmel intesse una storia che rispecchia il dramma del nazismo, illustrando una realtà particolare e interessante con una cura per i dettagli davvero lodevole.

Eva colpisce subito per la forza interiore e il sangue freddo, caratteristiche vitali per la sua sopravvivenza. La lucidità che l’accompagna nella falsificazione dei documenti si contrappone perfettamente con il dolore che cova interiormente, dato dall’abbandono della quotidianità e dei suoi amati libri, passione che ritroverà poi con il lavoro da bibliotecaria una volta che la guerra sarà finita. La sua storia ha inizio con la chiusura di un cerchio, con la notizia del ritrovamento di diversi testi trafugati dai nazisti e andati perduti, per poi ritornare alla luce solo agli inizi degli anni 2000.

Il passato da la speranza di essere dimenticato per sua definizione, ma ci sono eventi talmente tanto forti da non poter essere dimenticati, e la visione di una foto su un giornale può risvegliare l’impensabile. Anche se Eva si sforza di non ripensare a quegli anni, alla cattura del padre, alla fuga insieme alla madre e a tutte le persone che da quel momento dovrà salutare per sempre o conoscerà, deve imparare ad ammettere che sono parte di lei, della sua crescita ed evoluzione, quindi incancellabili come le sue azioni, che hanno permesso a tanti di poter credere in un futuro migliore.

Ogni descrizione, fisica ed emotiva, aiuta il lettore a calarsi al meglio nella storia, illustrando due schieramenti ben definiti, dati da dialoghi che emozionano o fanno accapponare la pelle a seconda della situazione. Ogni capitolo è scritto con trasporto e dedizione, tanto da appassionare e rendere impossibile fermarsi, fino a un epilogo intenso e commovente.

“Il libro dei nomi perduti” è una lettura perfetta per la giornata della Memoria, un’opera che esplora la guerra sotto un punto di vista particolare, quello di una donna che ha lottato offrendo le proprie capacità al servizio di una delle cause più importanti di sempre.

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