Blog Tour: “Qui c’è tutto il mondo” di Cristiana Alicata e Filippo Paris

Anita prova fin dalla tenera età uno dei cambiamenti più grandi che si possono provare: lasciare un posto per andare a vivere in un altro. Così, all’inizio degli anni Ottanta, la famiglia Marsala parte dal sud per giungere a Stezzano in provincia di Bergamo. Per la bambina è uno shock dover abbandonare il nonno per fare i conti con un luogo che non sente suo e con tutti coloro che abitualmente la chiamano “terrona”.

Oltre a ciò deve affrontare il repentino peggioramento delle condizioni di salute della madre, che ormai passa le giornate a letto o parlando con qualcuno che vede soltanto lei. Anita non sopporta nulla e, in quest’occasione, scopre quanto siano comodi gli indumenti cosiddetti maschili e quanto sia bello indossare le cravatte di papà.

Conoscere Elena e Tina, alla scuola che inizia a frequentare, rappresenta per lei un’ancora di salvezza, come le rose davanti ai filari del vigneto del nonno. Con loro condivide gioie e dolori, creando un mondo personale in cui sentirsi davvero sé stessa.

La graphic novel di Alicata e Paris rappresenta in un modo delicato ma diretto la condizione tipica di immigrato di chi dal Sud d’Italia si è trasferito al Nord, alla ricerca di lavoro e un posto migliore in cui vivere. Lo fa attraverso gli occhi innocenti di una bambina, che si trova costretta ad andare via da tutto ciò che amava per ricominciare da capo. Per lei non c’è nulla di positivo, dal modo strano in cui gli altri li appellano alle condizioni mentali della mamma che peggiorano di giorno in giorno.

In un clima così teso in cui non riesce nemmeno ad andare d’accordo con il fratello Filippo, troppo invidiosa delle comodità di cui lui può disporre perché maschio, Anita inizia a compiere un percorso interiore che la porta a comprendere che lei le gonne non vorrà mai metterle e che il grembiule azzurro è migliore di quello rosa. Il padre vorrebbe tanto che lei somigliasse più all’amica Elena, delicata, posata e soprattutto “femminile”, ma la bambina si trova molto più in sintonia con Tina, che si comporta come un “maschiaccio” e non si fa problemi nel fare pipì in piedi. Il duo crea un legame forte che fa nascere il desiderio di scappare lontano, in un posto in cui sentirsi bene con sé stessi e accettati dagli altri. Elena appoggia la loro decisione a cuore aperto, perché in loro vede solo delle carissime amiche, andando al di là di tutto ciò che viene definito maschile o diverso.

In “Qui c’è tutto il mondo” gli autori hanno racchiuso una serie di sottotesti che si dipanano man mano pagina dopo pagina, esponendo ai lettori uno spaccato storico e culturale retrogrado ma al tempo stesso ancora fin troppo diffuso. Basti pensare a quanti episodi di razzismo ci troviamo tutt’ora a dover affrontare ogni giorno, così come la disparità di genere in ogni settore e il bisogno compulsivo di etichettare e giudicare chiunque e qualsiasi cosa.

Cristiana Alicata e Filippo Paris insegnano che ci sono problemi attuali che esistono da più tempo di quanto si pensi, così come le diversità di genere che vengono prese dai più come “moda del momento”. Quella della comunità LGBT è una realtà che viene ghettizzata e affatto accettata, ma la disforia di genere, l’omosessualità, la bisessualità, il transgenere, il genere non-binario e molto altro collegato, esistono da sempre senza che ci sia stata necessità di etichettare parola per parola, quando la cosa più importante sarebbe potersi sentire e mostrare liberamente senza timore di ritorsioni.

Troppo spesso purtroppo si fa ancora distinzione tra “cose da maschi” e “cose da femmine”, che siano vestiti, giocattoli, mestieri… colori, addirittura. Questo senza pensare a quanto certe regole stringano fino a soffocare, fino a dover vivere una vita il cui riflesso non rispecchia chi si è davvero. Per questo le protagoniste danno inizio a quella che diventa l’estate più bella della loro vita, quella in cui cominciano a costruire la zattera che le porterà via da lì, magari per tornare dal nonno tanto caro ad Anita e dai suoi campi.

Gli autori si soffermano su questo creando delle tavole essenziali, con colori netti che distinguono come fotografie il giorno dalla notte, la stagione calda da quella fredda. In più, è come se i pensieri stessi dei personaggi prendessero forma, dando libero sfogo ai tormenti interiori per poi fare spazio alla speranza nel futuro che tutti cerchiamo.

Perché spesso non basta una zattera per poter scappare alla ricerca di un posto migliore. Spesso, scappare non serve a nulla, se non invece a peggiorare di più la situazione attuale. Il pubblico viene messo di fronte alla cruda realtà, fatta di verità che si vogliono nascondere a favore di stereotipi fasulli ma comodi.

“Qui c’è tutto il mondo” è la rappresentazione perfetta di uno spaccato storico e culturale tanto lontano ma ancora dannatamente vicino per certi versi, che porta a riflettere sulla propria coscienza e sui comportamenti che rivolgiamo agli altri, a volte senza pensarci o altre volutamente irrispettose. Chiunque leggendo la storia di Anita si ritroverà a pensare al proprio quotidiano, facendo riferimento a certe abitudini personali e a ciò che fa notizia in televisione, sui giornali e online, sconvolgendo vite vicine e lontane che vogliono solo poter avere il proprio posto nel mondo.

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