Review Party: Recensione di “Nella balena” di Alessandro Barbaglia

A cavallo di epoche differenti si fanno strada due storie differenti di due anime differenti: eppure, il tempo che li separa li lega indissolubilmente attraverso i sentimenti e le esperienze. Ed ecco che si fa conoscenza di Herman, che cresce e vive in un circo, che ne osserva la meraviglia e soffre quando viene posto di fronte al fatto di essere diverso da ciò che comunemente è ritenuto normale.
Alessandro vive la condizione “diversa” di essere un ragazzo senza madre e con un padre sempre più assente che ignora l’uomo in cui suo figlio si sta trasformando. Amore, bellezza e sentimenti li uniranno indissolubilmente, attraverso la mitica figura di una balena, l’unica creatura che sarà in grado di vederli entrambi.
Con un trasporto e una cura meticolosi, Barbaglia ha scritto un romanzo carico di emozioni che esplodono nel cuore del lettore, che si commuove di fronte alla potenza che certe esperienze infondono in una vita e riflette su quelle che hanno attraversato la sua. Le metafore sul circo sono molteplici e tutte sorprendenti perché danno un punto di vista differente su una realtà che sembra quasi relegata al suo tendone da spettacolo. Il libro presenta molte descrizioni, necessarie per apprezzare la trama quando questa prende davvero ritmo e si scatena in un vortice frenetico che conduce verso il finale, tanto forte da far battere intensamente il cuore anche dopo aver chiuso l’ultima pagina.
Alessandro Barbaglia è un autore illuminante che continuerò a seguire con immenso piacere e di cui non vorrò più fare a meno nella mia vita da lettrice.

Blog Tour: “Falce” di Neal Shusterman – Intervista a Lia Tomasich

Oggi, per il Blog Tour dedicato a “Falce” di Neal Shusterman, vi presento l’intervista a Lia Tomasich, la traduttrice che si è occupata dell’adattamento italiano di questa bellissima opera!
Sono davvero felice e onorata che abbia voluto dedicare del tempo a questo evento e la ringrazio nuovamente per questo.

Di seguito, domande e risposte!

Buongiorno Sig.ra Tomasich, grazie per avermi concesso questa intervista. 

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Review Party: Recensione di “I fuochi di Albion” di Alexandra J. Forrest

Sotto il violento dominio di Giulio Cesare, la Britannia vive in un costante clima di conflitto e minaccia, sia per ciò che deve al popolo Romano che l’ha sconfitto, sia per quella battaglia disonorevole che l’ha resa di fatto schiava. In questa difficile situazione nasce Riannon, che viene fin da subito iniziata al culto della Dea Madre e di cui apprende i dettami, che la formano nello spirito e la rendono la donna che è. In mezzo ai doni per le sacerdotesse e alla magia infusa in loro, ha sede puntualmente la festa di Beltane, che cambierà per sempre la vita della giovane: l’incontro con Valerio Metello, uomo misterioso apparso nelle sue visioni molteplici volte. L’uomo sa perfettamente chi è, un comandante delle forze romane in missione segreta e sotto mentite spoglie. Il destino li unisce, sgretolando sempre più il delicato rapporto tra i due popoli, che sembrano voler tornare sul piede di guerra. Riannon ha ancora molto da scoprire su sé stessa e sulle sue origini e potrà avere risposte solo svelando il significato di un’antica profezia che sembra riguardarla e appartenerle.
Realtà e leggende, magia e rituali, guerre sanguinose. Questo è ciò che caratterizza principalmente “I fuochi di Albion”, uno storico a tratti fantastico che prende spunto dai culti antichi e li fonde con fatti realmente accaduti in un’epoca molto lontana e quasi dimenticata. L’elemento che principalmente mi ha fatto proseguire la lettura è lo stile di scrittura della Forrest, che è stata molto brava nelle descrizioni e nei particolari, intrigandomi e invogliandomi a leggere la sua opera. Riannon è fin da subito un personaggio tanto affascinante quanto criptico e il desiderio di scoprire di più sul suo conto mantiene alta l’attenzione, così come vedere le mosse di Valerio nel tentativo di non farsi scoprire ma al tempo stesso combattuto per la reazione della donna. Il rapporto tra i due protagonisti è delicato, fragile, sempre in continua tensione e conoscersi sarà per entrambi motivo di profondo cambiamento. La cura dei particolari è notevole e rende l’ambiente circostante forte e in grado di reggere il peso della storia.
“I fuochi di Albion” è una lettura leggera e scorrevole che piacerà a chiunque ama le storie che uniscono lo storico al mistico, con un tocco di giusto romanticismo.

Review Party: Recensione di “Il paese delle porte di mattone” di Giulia Morgani

A bordo del treno che lo porterà a Centunoscale Scalo e verso la sua nuova vita, Giacomo capisce che qualcosa non va. Lo vede negli occhi di una donna e nel tono di voce con cui gli parla, un odio atavico impossibile da estirpare. Nel piccolo paesino non sarà ben visto, nonostante vi si diriga con le migliori intenzioni, pieno di speranze e desideri.
Ma qualcosa di oscuro e inquietante sta per sconvolgerlo, impedendogli di fidarsi di chiunque. Quando scoprirà che a Centunoscale vive un solo bambino, le cose si complicheranno oltre i limiti.
Con uno stile diretto e molto scorrevole, Giulia Morgani ha scritto una storia dagli imprevedibili risvolti, che ha sorpreso e catturato la mia attenzione fin dalle prime pagine. L’atmosfera che si respira è subito carica di tensione e non si riesce mai a vivere le giornate del protagonista con tranquillità, perché c’è sempre il timore che qualcosa debba avvenire. Giacomo, dall’indole positiva e disponibile, si trova subito a dover sbattere contro una popolazione chiusa in sé stessa, attaccata alla propria condizione e incapace di guardare al futuro. Un’incapacità dettata principalmente dal non volere andare avanti e nel vedere nel nuovo solo una minaccia. I misteri sono molti e infittiscono sempre più il quotidiano dell’uomo, che non può fare a meno di andare a fondo alla faccenda, per capire cosa succede davvero nel paese.
Il libro della Morgani, per quanto sia uno storico e ricco di particolari, ha una narrazione fluida, si legge con piacere ed è talmente tanto intrigante da far durare la lettura troppo poco. L’autrice ha l’incredibile abilità di far immergere nella suspence e di coinvolgere a tal punto che il tempo smette di scorrere.

Review Party: Recensione di “Il capofamiglia” di Ivy Compton-Burnett

Duncan Edgeworth è colui che può essere definito il capofamiglia perfetto: marito insensibile, padre-padrone, criptico in qualsiasi decisione da prendere. La famiglia Edgeworth vive il quotidiano in relazione all’uomo, gustandosi la normalità di ogni singolo giorno, dando vita però a una serie di scontri verbali subdoli e sottintesi che non annoiano di certo chi gira intorno alla sua figura. La normalità, però, viene sconvolta da un lutto improvviso, quello della moglie Ellen, che metterà a repentaglio lo status quo di tutti loro, rovesciando le apparenze e i falsi buonismi.
Con “Il capofamiglia”, Ivy Compton-Burnett descrive con cura e raffinatezza una condizione famigliare distorta e deviata, in cui le reali intenzioni dei personaggi coinvolti prendono il sopravvento attraverso la calma apparente, fino a sfociare in un fiume in piena. Anche la scena più convenzionalmente cordiale viene qui riscritta sotto un punto di vista inaspettato che fa cambiare al lettore continuamente prospettiva e nel complesso è portato a riflettere e a mettere in discussione qualunque cosa presentata. I rapporti tra i famigliari sono costantemente in tensione, ciò dà ritmo alla narrazione e fa in modo che una trama apparentemente semplice coinvolga e incuriosisca.
Il lutto è un evento che spacca definitivamente la vita degli Edgeworth, tanto forte quanto inaspettato, squarcia le menti di Duncan e delle figlie che si risvegliano come da un lungo sonno spaesati dalle proprie sensazioni e dai propri nuovi intenti. Sentendosi più energici che mai, anche se distrutti dal dolore interiormente, faranno di tutto per prendersi ciò che pensano sia proprio. Nance e Sybil, guidate dall’egoismo, non accettano che il padre possa rifarsi una nuova vita accanto a una donna a loro sconosciuta, che non mancherà di far sentire la propria presenza sminuendo spudoratamente chi l’ha preceduta. 
Ben presto l’atmosfera diventa grottesca, quasi surreale, in un sali e scendi da capogiro che rende la lettura piacevole e nel complesso inaspettata.