Review Party: Recensione di “Il Portale degli Obelischi” di N. K. Jemisin

Sulla via per ritrovare Nassun, Essun rincontra i fantasmi del passato e apprende una scoperta dal valore sensazionale: un legame antico e la missione vitale di entrare in contatto con qualcosa che fino a quel momento è stato alla stregua di una leggenda. La Frattura di Yumenes ha generato una Stagione potenzialmente senza fine, pertanto la donna dovrà mettersi in gioco, rafforzarsi e venire a capo di ciò che ancora non conosce, se vuole scongiurare un destino fatale per l’intera vita sulla Terra.

Dopo le emozioni da cui ero stata travolta in “La Quinta Stagione”, mai avrei creduto di poter rimanere spiazzata ulteriormente anche dal secondo libro di questa trilogia. “Il Portale degli Obelischi” si è fatto attendere con ansia e non vedevo davvero l’ora di tornare nello straordinario mondo creato dalla Jemisin.L’ambientazione degradante viene qui ulteriormente ampliata attraverso l’approfondimento degli aspetti più mistici che terreni, andando ad affacciarsi sull’ignoto che caratterizza l’Immoto e scavando nel passato per cercare una risposta ai quesiti del presente. Ciò che prima era accennato o addirittura omesso ora vedrà finalmente la luce e gli elementi che arricchiscono il mondo e ne spiegano le fondamenta sono una miriade: è giusto che non siano stati inseriti prima, ogni informazione giunge al momento più opportuno. Firma ormai del ritmo narrativo è l’utilizzo di molteplici punti di vista, che qua sono esplicati principalmente da quello di Essun e di Nassun.
Quest’ultima ha avuto un’entrata in scena interessante soprattutto per come ha sempre visto il suo rapporto con la madre, molto conflittuale per l’obbligo di tenere segreto il potere dell’orogenia e quindi costretta a non sentirsi libera di esprimere sé stessa all’esterno. La ragazza è dotata di capacità che nemmeno lei immagina e sarà una vecchia conoscenza a farle comprendere di non essere sbagliata, aiutandola a controllare le proprie abilità. Essun lotta costantemente contro il passare del tempo, che la separa dalla figlia celandole le sue condizioni e la fa virare verso qualcosa che non aveva chiesto ma in cui si trova inevitabilmente invischiata. Nonostante la forza che l’ha sempre accompagnata, è come se in qualche modo cercasse tenacemente di fuggire da ciò che sta accadendo intorno a lei, come se non fosse compito suo documentarsi e venire a capo della struttura del mondo.

Come già accaduto precedentemente, anche “Il Portale degli Obelischi” è una lettura complessa e densa di particolari su cui il lettore deve assolutamente soffermarsi sia per ammirarne la bellezza che per non perdere di vista i vari obiettivi. Ho riscontrato un maggiore assortimento di personaggi secondari, che partecipano attivamente all’azione risultando essenziali per il giusto andamento delle vicende e per i progressi dei protagonisti. Lo stile dell’autrice si riconferma essere incalzante e incisivo, il modo in cui viene narrato ciò che accade a Essun rimane in assoluto il mio preferito. Questo secondo libro svolge appieno il suo ruolo di “ponte” tra l’inizio e la fine. Non so davvero cosa aspettarmi da “Il Cielo di Pietra”, ma spero che la Jemisin possa aver scritto una storia sorprendente fino all’ultimo, concludendo con un epilogo che riesca rimanere impresso nella mente per parecchio tempo.

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