Review party: Recensione di “Storia della nostra scomparsa” di Jing-Jing Lee

« Lasciavamo i porci liberi di scorrazzare per il villaggio, come fa la gente oggi con i cani in giardino. I porci sono come le persone: metà buoni e metà diavoli. »

Wang Di vive la sua infanzia e giovinezza a cavallo della seconda guerra mondiale. Un brutto periodo in cui nascere e crescere, perché qualunque cosa può strapparti alla tua felicità. Purtroppo, il destino della ragazza si rivelerà ben presto crudele, quando è costretta a lasciare la sua famiglia per diventare “donna di conforto”, schiava dei militari nemici, costretta a subire ogni loro desiderio senza il suo consenso.
Wang cresce circondata dagli orrori con il nome di Fujiko, e quando la guerra finisce cerca di affossare tutto in un angolo dei ricordi: non ne dovrà mai parlare con nessuno, nemmeno con il futuro marito. Quando questo muore, lei ormai anziana rimane sola a fare i conti con i fantasmi del passato che riemergono svelando una realtà che ancora adesso si fa di tutto per affossare.
Con una scrittura delicata ma estremamente decisa ed emotiva, Jing-Jing Lee cerca di raccontare una storia che possa denunciare la situazione tragica delle “comfort house”, un dramma che ancora adesso il Giappone tenta di nascondere, ma che per fortuna sta sempre di più uscendo allo scoperto anche grazie a scrittrici coraggiose come lei.
L’opera descrive non solo la difficoltà di rimanere umani in periodo di guerra, ma anche e soprattutto essere donna in quegli stessi anni. Wang Di è nata in un contesto dove concepire un maschio era fondamentale e in cui lei poteva sopravvivere soltanto secondo i dettami dell’epoca. Eppure, non sembra mai perdere quella purezza che la caratterizza in ogni pagina, da quando era solo una neonata in fasce fino alla vecchiaia. Ricordare è molto doloroso, ma è un modo che la donna ha per riappropriarsi della propria identità e per confortare, in qualche modo, la sua vita da Fujiko.
“Storia della nostra scomparsa” è un romanzo potente e inaspettato, che scava nelle coscienze, fa riflettere e si pone come obiettivo il più nobile e sempre più difficile da realizzare: insegnare al presente il passato per far sì che non si ripeta in futuro.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *