Review Party: Recensione di “Daemoniacus: Il cavaliere silente” di Gioia De Bonis e Valentina Nazio

« Intingo il ciondolo nel mio sangue e questo diventa immediatamente incandescente, poi senza esitazione lo appoggio sulla fronte di quel che resta dell’uomo di cui mi sono appena cibata, e lo lascio lì finché sulla sua pelle non compare, impresso a fuoco, la riproduzione perfetta del monile che porto sempre con me. «Questo è per te mio Signore» dico dolcemente osservando il marchio sulla pelle del tizio steso a terra. In pochi secondi il corpo si trasforma in cenere e di lui non resta più alcuna traccia. Svanito. Sparito nel nulla. Come se non fosse mai esistito. »

Un gesto avventato dato dalla disperazione del momento, porta il Cavaliere Grigio Samuel all’apertura del Varco che divide la Terra dal mondo dei demoni. Monath ne approfitta e si intrufola come un parassita tra i mortali, alla ricerca dell’energia necessaria per portare da questa parte l’amore della sua esistenza: Astaroth, il Re degli Inferi.

Per fare questo, la succube prende possesso del corpo di Zoe, per divorare i mortali e diventare più forte. La scelta non è stata casuale, in quanto la donna è la futura moglie di Fabian, uomo tormentato da incubi e visioni di terrificanti ombre. Il comportamento inusuale della fidanzata è solo l’inizio di un cammino per conoscere sé stesso e la realtà che lo circonda, verso la missione che lo porterà a diventare un vero Cavaliere e scongiurare la venuta di Astaroth.

“Daemoniacus: Il cavaliere silente” è un romanzo breve che può essere letto in un paio d’ore. Questo elemento, che dovrebbe denotare una lettura talmente intensa da non poter essere lasciata se non dopo la fine, è il primo campanello d’allarme che mi ha fatto capire fin da subito che non sarei riuscita ad apprezzare davvero l’opera.

La trama di fondo, seppur interessante, non ha uno scheletro sufficientemente resistente per riuscire a stare in piedi. L’idea originale è davvero buona, ma la storia è molto superficiale e troppo frenetica: non si ha il tempo di inquadrare alcuna scena, né di empatizzare con i personaggi, che oltre a non essere fisicamente e psicologicamente descritti non hanno la benché minima evoluzione nel corso degli eventi.

Le autrici hanno uno stile acerbo, fin troppo semplice e frenetico. Non scavano nelle situazioni da loro create, limitandosi solamente a riportare le scene come fotogrammi. Un editing più accurato avrebbe sicuramente migliorato il testo; nonostante questo, la lettura non viene intaccata dagli errori, che si limitano a spezzare il ritmo ma senza gravare troppo.

Se la trama del Sinodo dei Cavalieri Grigi e del regno degli Inferi non viene approfondita, in compenso le scene a sfondo sessuale sono quelle su cui ci si sofferma maggiormente: anche se non si scende nel dettaglio, in queste si percepisce una maggiore cura, ma purtroppo non hanno una vera funzionalità per la storia.

Nota di merito, pur non intendendomi di disegno trovo le illustrazioni sparse nei vari capitoli molto carine e piacevoli da osservare. Lo stesso vale per la copertina, che aveva stuzzicato la mia curiosità fino a farmi leggere questa storia.

Nonostante il finale lasci intendere un seguito, la serie di Daemonicus è nel complesso, a mio modesto parere, trascurabile, al livello attuale. Una maggiore attenzione al mondo creato e alla storia che davvero si vuole trasmettere al proprio pubblico porterebbe sia le autrici che il libro ad una maturità e consapevolezza maggiori, che non solo migliorerebbero il lavoro già svolto, ma anche quelli che potrebbero venire in futuro.

Gioia De Bonis e Valentina Nazio hanno tutte le carte in tavola per riuscire nell’impresa: lo si vede nei ringraziamenti finali, che sprigionano passione, impegno e desiderio di farsi conoscere e far conoscere a tutti il mondo che esiste grazie alla loro fantasia.

Review Party: Recensione di: “Cursed” di Frank Miller e Thomas Wheeler

« Ma l’ascesa della spada gli aveva destato i sensi. E, anche se la perdita della magia lo rendeva piuttosto cieco nei confronti dei suoi nemici, era ancora capace di leggere i pezzi sulla scacchiera meglio di quasi tutti gli altri. Vedeva benissimo come sarebbero andate le cose senza il suo intervento. Non avrebbe lasciato dietro di sé morte e fuoco. Non quella volta. Indipendentemente da quale fosse il costo. »

Penso che ormai tutti nel proprio percorso di studi abbiano anche solo fatto accenno al ciclo di storie arturiane, quelle legate a Re Artù, i cavalieri della Tavola Rotonda e tutto il mondo magico che ne ruota attorno.

Personalmente quella bretone è un’altra delle culture che amo maggiormente, terza dopo quella giapponese e quella nordica. Sono cresciuta con il film d’animazione “La spada nella roccia”, che ha contribuito incredibilmente alla mia introduzione al tema. Negli anni ho visto diverse trasposizioni, un’altra a cui sono particolarmente affezionata è la serie tv “Merlin”, anche se la trama non ricalca sempre in maniera fedele quella originale. Sono una grande fan di Marion Zimmer Bradley, che ha dato un notevole contributo a suo tempo e ho adorato adattamenti letterari più moderni come Avalon High di Meg Cabot. Insomma, ormai di qualsiasi cosa ne esistono centinaia di versioni, trovare l’innovazione è davvero difficile.

“Cursed”, però, è la storia d’ispirazione arturiana che non si riesce ad immaginare a priori.

La leggenda narra che colui che estrarrà la spada dalla roccia sarà il nuovo Re, che governerà al fianco del potente Mago Merlino rendendo prospero il regno. Ma cosa è accaduto prima? Ebbene, tutto ha inizio con la Dama del Lago, Nimue, considerata maledetta per l’attacco subito da uno spirito quando era bambina. Tutto crolla quando i Paladini Rossi sterminano il suo popolo e lei viene incaricata dalla madre in punto di morte di consegnare la Spada del Potere a Merlino, un leggendario e potente mago che saprà sicuramente come occuparsene. Al suo fianco nel viaggio ci sarà un giovane Artù che farà di tutto affinché la missione venga completata positivamente.

Il personaggio interessante di tutta la storia è a mio parere quello di Merlino: un uomo tormentato e abituato ai vizi, che sembra molto più umano e fragile rispetto al potere di cui è investito.
Nimue è una protagonista forte e coraggiosa, che nonostante voglia portare avanti una vendetta sanguinaria non perde di vista il vero obiettivo, che va oltre le sue personali intenzioni.

La trama nel complesso ha un potenziale davvero notevole, e le immagini di Frank Miller sono, come in ogni sua opera, crude e d’impatto. Lo stile di Wheeler è scorrevole, la lettura giunge alla fine senza intoppi.

L’ambientazione ricorda molto quella classica d’ispirazione, come se fosse un medioevo decadente e ricco di creature magiche e non, che si scontrano all’ultimo sangue per prevalere. L’azione è una costante in ogni capitolo e lascia il lettore sulle spine a ogni pagina.

Una lettura consigliata per approfondire la ricerca di quello che davvero è il ciclo arturiano e che presto arriverà anche su Netflix.

Review Party: Recensione di: “Dove la terra trema” di Susanna Jones

« Sembrava fatto di acqua e ghiaccio. Non avevo mai visto un uomo con le dita così delicate, le scapole così sottili e sporgenti, gli occhi di un marrone così trasparente. Nel buio al neon della città scintillavano più delle enormi sculture di ghiaccio che avevo tanto ammirato alla festa di Sapporo, appena arrivata in Giappone. Un capolavoro della Tokyo notturna, talmente bello che non riuscii a non fermarmi. »

Quando la notte cala e si ode il verso di un uccello, Lucy sa che la terra sta per tremare. Non è una cosa che inizialmente la spaventa: il Giappone è uno degli stati con maggiori terremoti al mondo. Ma una scossa in particolare le fa tremare perfino l’anima: non è qualcosa di normale, soprattutto per ciò che ne consegue. Il giorno dopo l’attende un intenso interrogatorio in commissariato, perché le forze dell’ordine hanno trovato morta la sua amica Lily e il suo fidanzato, Teiji, è scomparso nel nulla.
Lucy quindi non ha altra scelta che aprirsi a quegli sconosciuti e iniziare a raccontare la sua vita, alla scoperta di sé stessa.

“Dove la terra trema” è un thriller dal ritmo narrativo molto particolare. Se solitamente la suspence è data dalla descrizione degli avvenimenti uno dopo l’altro, che sia dal punto di vista della vittima, del carnefice, dell’investigatore al suo inseguimento, in questo caso è la voce interiore della protagonista, apparentemente esterna ai fatti, che inquieta fino al punto di avere agitazione nel proseguire con la lettura.

Sull’ambientazione nipponica non ho nulla da dire, il Giappone è la mia meta prediletta, luogo a cui sono legata fin da bambina e che spero almeno una volta di poter visitare. In attesa di questo mi tuffo in opere che parlino della metropoli, della cultura, della storia. Anche se non è il punto focale del romanzo, vengono lasciati al lettore degli spunti interessanti legati ad esso, a cui non sono proprio riuscita a resistere. Anche solo una frase giapponese scritta qua e là mi fa battere il cuore e mi fa desiderare ancora di più di essere lì.

Ma il Giappone, come qualsiasi altro paese, ha un enorme fascino, tanto quanto l’orrore che cerca costantemente di celare.

“Dove la terra trema” mostra il chiaro scuro di una società imperfetta attraverso una trama coinvolgente e ben scritta. Sono davvero curiosa di vederne la trasposizione del film, in uscita entro la fine del 2019.

Review Party: Recensione di: “Il Gatto che Aiutava a Trovare Nuovi Amici” di Rachel Wells

« Nel corso degli anni ho imparato che una famiglia si presenta in tutte le forme e dimensioni possibili, nessuna è uguale a un’altra. Fintanto che c’è amore, lì c’è una famiglia. »

Alfie è tornato, insieme all’immancabile George, in una nuova storia alle prese con i problemi e i sentimenti umani. Ad attirare l’attenzione del gatto rosso sono delle nuove famiglie giunte a Edgar Road, che non hanno nulla in comune, ma ben presto svilupperanno dei legami. Alfie veglia su di loro ogni giorno, studiandone le abitudini e i comportamenti, domandandosi il problema dei conflitti interni. Riuscirà, con il suo zampino, a sanare le varie situazioni fino a portare armonia in nuove vite?

Adoro le storie in cui gli animali sono protagonisti, ma quelle con i gatti hanno un’influenza particolare su di me, avendo io stessa un gatto da diversi anni.

La serie di libri scritti da Rachel Wells sul piccolo Alfie mi riempie a ogni capitolo il cuore di dolcezza, aggiungendo che in questo libro uno degli argomenti più importanti è il Natale, mi ha davvero conquistata.

Tematiche difficili e festività si mescolano in un clima colmo di speranza per il futuro. Lo stile dell’autrice è come sempre semplice e scorrevole, ma con quel pizzico di genuina innocenza che caratterizza il punto di vista del protagonista che rende la lettura unica nel suo genere, senza diventare infantile e anzi, facendo riflettere attraverso una chiave di lettura incredibilmente matura. La Wells mette la stessa cura sia per il mondo umano che per quello animale, rendendo le sue storie verosimili, facendo credere che possa davvero essere così.

Alfie è “l’adorabile eroe di quartiere” che tutti vorrebbero e dovrebbero avere. La sua influenza sugli altri è come un superpotere che aiuta non solo chi sta intorno a lui, ma anche i lettori che seguono la sua coda ovunque vada, alla ricerca di una nuova lezione di vita da imparare.

Se proprio dovessimo iniziare ad intavolare l’argomento “regali di Natale”, questo sarebbe sicuramente un dono molto gradito.

“Il Gatto che Aiutava a Trovare Nuovi Amici” scalda il cuore e rende tutti un po’ più sensibili verso l’altro. Un libro delizioso e tenero, che conquista grazie all’infallibile metodo narrativo che Rachel Wells ha interiorizzato anni fa e che non si lascia più scappare.

Review Party: Recensione di: “Dracula” di Bram Stoker

« Ho un vago, incerto ricordo di lunghi, angosciosi momenti di attesa e timore: un’oscurità in cui non c’era neppure lo sprone della speranza a rendere più penoso lo stato di miseria; e quindi lunghe pause di oblio, e il riemergere alla vita come un tuffatore che risalga attraverso il peso schiacciante l’acqua. »
 
Nel 1890 l’avvocato Jonathan Harker, si reca in Transilvania per per occuparsi della compravendita di una casa londinese per conto di un nobile conte. Il Conte Dracula terrorizza la popolazione della Transilvania, ma Harker non si cura delle dicerie e va avanti per la sia strada. Giunto al castello, l’uomo fa la conoscenza di un anziano apparentemente cordiale con la sola idea di trasferirsi.
Ancora non sa che dormirà sotto lo stesso tetto di un’entità malvagia letteralmente assetata di sangue e che uscire definitivamente da quella porta non sarà per nulla facile.

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