Review Party: Recensione di “Riverdale: Fuga dalla città” di Micol Ostow

« L’estate è fatta per l’ozio, per schiacciare le zanzare e bagnarsi nel fiume Sweetwater, per ignorare la sveglia e perdere il senso del tempo. Per vivere in uno stato sospeso in cui ogni sembianza di responsabilità evapora, e ci siete solo tu, i tuoi migliori amici e la sensazione che tutto ciò che fate sia effimero, nebuloso… e solo vostro. »

Dopo l’accusa di omicidio nei confronti di Archie, il ragazzo ora deve affrontare le conseguenze di un gesto avventato, che ora viene usato come prova per qualcosa che non ha davvero commesso. Nonostante questo, non viene lasciato da solo: i suoi amici, dall’esterno, tentano di scoprire la verità per scagionare lui e consegnare alla giustizia il vero responsabile. Da Riverdale a Shadow Lake, il gruppo si mette alla ricerca di prove considerevoli, mentre la mano dell’assassino attenta più volte alla loro vita, per non far emergere la verità.

La serie di libri scritti da Micol Ostow, riparte qui in corrispondenza della terza stagione televisiva. I rischi di scadere in incoerenze è davvero grosso: se “Il giorno prima” si collocava antecedentemente rispetto a tutta la storia, “Fuga dalla città” si prende l’impegno di ricalcare molto più fedelmente le ambientazioni, i personaggi e le vicende narrate. Ebbene, devo dire che l’autrice ci è riuscita: non solo la storia è avvincente, ma mette ancora più curiosità nel seguire la versione televisiva, che se era partita un po’ lenta e confusionaria ora ha di certo ingranato. La Ostow ha uno stile di scrittura semplice e scorrevole, perfetto per raccontare questa storia.

“Riverdale” non è una serie consigliabile a tutti, ma se apprezzate gli intrighi e i drammi adolescenziali senza troppe pretese, posso assicurarvi che questa saprà intrattenere con leggerezza e poco impegno.

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