Blog Tour: “Hai conquistato ogni parte di me… e non solo” – Terza Tappa ( + FLASH GIVEAWAY)

È un grande piacere, per me, presentarvi oggi la terza tappa del blog tour “Hai conquistato ogni parte di me… e non solo”, in riferimento al romanzo di Alessandra Paoloni edito dalla Newton Compton e di cui potete leggere la mia recensione sul blog.
LE TAPPE
  1. Mercoledì 12 Aprile: nel blog Atelier di una Lettrice Compulsiva, intervista all’autrice. Così potrete scoprire un po’ meglio chi si cela dietro le figure dei suoi personaggi.
  2. Mercoledì 19 Aprile: nel blog Book’s Angel scoprirete qualcosa in più sui personaggi del romanzo
  3. Mercoledì 26 Aprile: nel blog The Mad Otter   potrete leggere un breve estratto dal libro di Nicoletta: “Il posto che non sai di me”  
  4. Venerdì 28 Aprile: nel sito Sale e Pepe avrete il piacere di parlare con Luke Grady, in un’intervista esclusiva
  5. Mercoledì 3 Maggio: nel sito Romance e non solo esplorerete i luoghi del romanzo
  6. Venerdì 5 Maggio: nel sito La bottega dei libri incantati avverrà una tappa curiosa, nella quale Barbara Mangalo (se non sapete chi è vi suggerisco di trovare informazioni o leggendo il romanzo o leggendo le recensioni online) vi presenterà, in un articolo, alcune delle opere gratuite di Alessandra.
Ringrazio Alessandra per avermi reso partecipe di questa iniziativa.
Che voi abbiate letto “Hai conquistato ogni parte di me” oppure no, dovete sapere che la protagonista, Nicoletta Catullo, è lei stessa autrice di un libro, a lungo tenuto segretamente salvato nel suo computer: “Il posto che non sai di me”. E oggi, Nicoletta ci permetterà di leggere l’incipit della sua storia, che personalmente trovo davvero interessante.

Dunque, buona lettura a tutti.
Il posto che non sai di me
Monte Morra sembrava affisso al cielo come carta da parati. Quando Irene lo mise a fuoco, strizzò gli occhi e si mise comoda a sedere sul sedile. Si era addormentata durante il viaggio e nemmeno gli schiamazzi di suo nipote Vittorio, che al contrario era rimasto sveglio a giocare con i suoi soldatini di plastica sui sedili posteriori, l’avevano svegliata. Impiegò qualche secondo di troppo per capire che il cartello “Benvenuti a Giano” si stava avvicinando e che oltre quell’avviso lei sarebbe tornata al suo paese d’origine dal quale mancava da poco più di due anni.
«Non ti ho svegliata. Sembrava che stessi sognando qualcosa di bello, perché sorridevi».
Irene si voltò a guardare sua sorella, seduta al posto del guidatore. Lorella decelerò e mise la freccia a destra. Prima che Irene potesse chiederle cosa stesse facendo, la macchina accostò lungo uno spiazzo, poco prima della strada principale del paese. Vittorio, incuriosito da quella fermata non annunciata, abbandonò momentaneamente i suoi soldati per sporgersi in avanti.
«Che fai, mamma?».
Irene si stiracchiò e accostò la faccia al finestrino per sbirciare meglio la cima di Monte Morra. Le era mancato quel gigante verde, una delle fonti del turismo del piccolo paese di Giano, a circa sessanta chilometri dalla Capitale. Sebbene fossero trascorse appena le quattordici, il paese sembrava sprofondato in una quiete irreale. L’atmosfera perfetta, quella, per scrivere un nuovo romanzo.
«Sai che papà è arrabbiato con te, vero? E che mi ha detto di portarti subito alla Villa e di non passare da casa?»
Irene si voltò a guardare sua sorella. Lorella, la maggiore delle due, portava bene i suoi quarantacinque anni. Capelli scuri come i suoi, occhi nocciola e grandi, era la sua fotocopia perfetta con qualche ruga in più sulla fronte.
«Lo so. Ma credimi quando ti dico che sono stata davvero impegnata in questi ultimi tempi. Ho scritto molto, anche se ho pubblicato poco. E ho lavorato come insegnante privato. Ho avuto poco tempo per viaggiare».
Irene fece una pausa e sospirò. Fortuna che aveva dormito per tutto il tempo, altrimenti quel discorso sarebbe iniziato qualche chilometro prima. Non tornava a Giano da parecchio tempo, e allora? Sua sorella doveva essere felice di saperla impegnata e  realizzata, in quel di Milano, invece di farle una paternale della serie “sei una figlia ingrata perché hai saltato due pranzi di Natale e uno di Pasqua”. Vittorio, dietro di lei, le diede un colpetto sulla spalla, come se volesse incoraggiarla.
«Per te ho parecchi regali… per farmi perdonare dei compleanni mancati», gli disse voltando appena la testa.
Il bambino drizzò la schiena e strinse i pugni. Conquistato all’istante, senza tanti giri di parole. Un utile alleato per tirarsi via da quella situazione imbarazzante.
«Mamma, dai parti! Voglio vedere tutti i regali di zia Ire! Adesso!».
Lorella gli lanciò uno sguardo di rimprovero dallo specchietto retrovisore e ripartì prima che suo figlio iniziasse a insistere battendo i piedi, o lanciando soldatini in aria. Quando la macchina si rimise in strada, Irene poté riprendere un viaggio nel viale dei ricordi in realtà mai ancora ufficialmente iniziato. Giano sembrava non aver mutato la sua sostanza fatta da case basse e colorate, strade pulite e quiete pubblica. Quello era l’Eden. Lo Stars Hollow d’Italia.
FLASH GIVEAWAY

Commentando questo articolo e lasciando la vostra mail, potete avere la possibilità di vincere uno o più romanzi in edizione digitale e/o cartacea.
Se in più voleste diventare lettori fissi del blog, mi farebbe solo piacere.
Ringrazio quanti vorranno leggere o commentare i post.
Buona fortuna!

Visione: “13 Reasons Why” (“Tredici”) di Brian Yorkley

« Mangia qualcosa e mettiti comodo, perché sto per raccontarti la storia della mia vita. Anzi, più esattamente, il motivo per cui è finita. E se tu hai queste cassette, è perché sei uno dei motivi. »



Quando mi vedo costretta a fermare la visione di tutto quanto per potermi dedicare ad una sola ed unica serie tv, è segno che il prodotto abbia un incredibile valore e che sia appena entrato nelle mie classifiche di sempre.

Titolo:
“Tredici” (“13 Reasons Why”)
Genere: Teen Drama, Thriller
Paese: Stati Uniti
Stagioni: 1
Status: COMPLETA

Il fenomeno Netflix del momento, “13 Reasons Why”, è una serie tv di tredici episodi diretta da Brian Yorkley e prodotta dalla cantante e attrice Selena Gomez, tratta dall’omonimo romanzo di Jay Asher.

Quali sono le ragioni che possono portare un adolescente a suicidarsi?
Questa è la storia di Hannah Baker e delle tredici ragioni per cui ha preso la decisione di togliersi la vita. Lei stessa è la voce narrante, l’unica traccia impressa all’interno di file audio su cassette.
Clay Jensen, suo compagno di scuola, inizia ad ascoltarle. Non ha la forza di sentirle tutte insieme e subito. Spesso è costretto a fermarsi e forte è la tentazione di non proseguire. Se lui ha ricevuto le cassette, è perché in parte è responsabile di quella morte. Ma non comprende, non subito almeno, quali elementi possano spingere una persona a compiere un gesto tanto tragico.
Il mistero diventa sempre più fitto, le persone coinvolte fanno di tutto per salvare le apparenze e negare. Perché quella è la verità di Hannah Baker, non la loro.
I suoi genitori non si danno pace e anche per loro inizia una ricerca nell’ignoto.
Ciò che più impressiona è la crudezza con cui sono state girate certe scene. Ma è giusto essere espliciti, per trasmettere il meglio possibile la gravità di determinati gesti da una parte e per prevenire e salvare da azioni avventate dall’altra.

Ogni episodio dura un’ora, ma non risulta pesante, l’attenzione rimane alta dall’inizio alla fine, tanto da farmi diventare impaziente nello scoprire tutte le verità di Hannah.

Le motivazioni che mi spingono a pensare che la visione di questa serie tv nelle scuole possa portare solo a conseguenze positive appaiono chiare soltanto dalla trama della storia.
Eppure, il messaggio di “Tredici” è estremamente preciso: parlare di questi argomenti il più possibile, perché chi subisce violenza o bullismo spesso non ha il coraggio di dirlo apertamente, nemmeno a persone vicine che provano affetto per lei. Questo è causato dall’ambiente in cui un giovane liceale vive, che impone un certo tipo di comportamento che però porta automaticamente a creare stereotipi e pregiudizi.
Nascono quindi situazioni in cui perfino una parola di troppo, o un sorrisetto fatto nel momento sbagliato, pesano come un macigno sull’anima della vittima, rendendo l’artefice del gesto un ignaro responsabile.

Clay, giorno dopo giorno, si rende conto perfino della potenza di una frase non detta. Sente l’istinto di rimediare in qualche modo, iniziando a fare giustizia per conto suo.

Lo scopo della storia non ha nulla a che vedere con la giustizia; da qui il finale aperto, che non porta alla conclusione che chiunque può aspettarsi. Sicuramente le conseguenze ci saranno, così come le magre consolazioni di chi più ha sofferto. Ma il lieto fine non esiste, ciò che viene mostrato è che anche le più piccole cose possono fare male alla gente.

Se non sai cosa sta passando una persona, non giudicare, non fare nulla. Non è un tuo diritto, né di nessun altro.

Specie a fronte delle notizie di cronaca nera degli ultimi mesi, è necessario evitare una cosa che all’apparenza può sembrare innocente e divertente da fare, ma che di fatto distrugge l’identità di una persona, che arriva al punto di non farcela più a continuare in questa vita e la fa finita, spesso, anche qui, tra giudizi indecenti e inappropriati.

“Se l’è cercata” is the new “Me ne lavo le mani”.

La mia esperienza a Tempo di Libri

Unico giorno, per me, alla fiera dell’editoria milanese “Tempo di Libri”, che si svolge a Rho Fiera dal 19 al 23 Aprile.
Ho i piedi doloranti e la schiena a pezzi, ma sono felice e soddisfatta di questa giornata.
Sono rimasta piacevolmente sorpresa dalla quantità di case editrici che ho trovato, nonostante il Salone del Libro di Torino sia alle porte. Mi ha fatto ancora più piacere trovare stand di piccole case editrici indipendenti: sono dell’idea che questo genere di eventi sia così prezioso per loro, per potersi far conoscere e fare più facilmente a gomitate con colossi del calibro di Feltrinelli, Sperling&Kupfer e Mondadori, che non mancano mai di partecipare alle fiere.
Ho potuto finalmente incontrare Alessio Rega di Les Flaneurs Edizioni, la simpaticissima Alice Chimera e le meravigliose donne della redazione di Triskell Edizioni.
Grazie al team della Tunué, che mi ha accolto letteralmente a braccia aperte. Grazie a tutti, per il calore dimostrato.
Per quanto sia sempre tanta la tentazione di arraffare quantità spropositate di libri, la mancanza di sconti significativi mi ha fatto desistere dall’estrarre il portafogli a destra e a manca. Sono sempre stata dell’idea che una fiera, di qualsiasi genere, sia un’occasione per chi compra di trovare offerte vantaggiose, di conseguenza una possibilità maggiore per un editore di vendere di più, senza rimetterci i costi dello stand. Un piccolo omaggio, come segno di riconoscenza, è sempre gradito. I clienti tornano più volentieri la volta successiva.

Non è un discorso che coinvolge chiunque fosse presente, avessi potuto avrei sostenuto maggiormente gli editori. Quando avrò uno stipendio fisso, giuro che mi riscatterò!

Proprio per questo, lo stand del Libraccio è stato costantemente pieno di persone, che ne uscivano cariche di libri dai 3€ in su e scontati fino al 50%. Bello, ma questo dovrebbe far riflettere tutti.
Punto dolente, più per gli espositori che per i visitatori, è stato il pubblico scarso. Si spera che nel weekend le cose possano migliorare.
Complice questo fattore, in poco più di mezza giornata è stato possibile girare i due padiglioni in tutta tranquillità. Gli ospiti e gli eventi più succulenti, purtroppo, si concentreranno tutti circa tra domani e domenica. 
Chi ha la possibilità di andare, vada. Ne è valsa davvero la pena!
Eccome, se ne è valsa!
Un ringraziamento speciale va alla Signora Mamma Lontra, che ha passeggiato tra uno stand e l’altro con la sottoscritta. La fiera da sola, senza di te, non avrebbe avuto lo stesso valore. 

Visione: “Grimm” di David Greenwalt e Jim Kouf

« The wolf thought to himself… what a tender young creature. What a nice plump mouthful… »

Il 31 marzo scorso si è conclusa una serie tv che negli anni ho apprezzato molto, ma che forse è rimasta un po’ indifferente agli occhi dei più.
Sto parlando di “Grimm”, serie televisiva statunitense trasmessa su NBC dal 28 ottobre 2011 e composta da sei stagioni. In Italia è attualmente in corso.
Titolo:
“Grimm”
Genere: Dark Fantasy, Poliziesco
Paese: Stati Uniti
Stagioni: 6
Status: COMPLETA



Come è intuibile dal titolo, la storia è ispirata in parte alle celebri favole dei Fratelli Grimm, ma con un tono più oscuro e con una trama di fondo poliziesca.

Il protagonista è Nick Burkhardt, un detective di Portland che scopre di avere una singolare abilità: vedere “il lato oscuro” di chi lo circonda, osservando i volti delle persone cambiare e rivelando la loro reale identità. 
Solo con l’incontro di sua zia Marie, l’uomo scopre un’importante verità alle radici della sua famiglia: egli infatti è un “Grimm”, l’ultimo di un’antica famiglia di cacciatori. 
Le storie narrate dai famosi scrittori non sono finte e addossano su di lui un unico scopo: combattere le creature sovrannaturali “Wesen”: esseri umani il cui lato oscuro assume fattezze animali.
Al suo fianco avrà il collega Hank e l’amico Monroe, un Blutbad con il volto da lupo, che introduce Nick al mondo sotto la superficie.

In generale, la serie ha avuto alti e bassi, sia per quanto riguarda il ritmo degli episodi, sia per la trama orizzontale. Aggiungendosi il fatto che, purtroppo, la serie è apprezzata da tanti, ma non così tanti, ha portato alla decisione di fare un’ultima stagione un po’ più corta rispetto alle precedenti, passando da 22 episodi a 13.

Trovo che l’aspetto investigativo della serie sia stato inserito in modo interessante, ma soprattutto i casi dei primi episodi sono fini a sé stessi, rallentando appunto la narrazione. Nel momento in cui la trama prende piede, i produttori sono stati in grado di creare episodi al cardiopalma, spesso con finali di stagione sconvolgenti e ricchi di cliffhanger.

Pian piano, gli spettatori vengono immersi in un magico mondo oscuro, pieno di creature differenti tra loro, sia come aspetto che caratterialmente. Diventa quasi automatico affezionarsi ai vari personaggi che vengono presentati: dal protagonista ai poliziotti Hank e Wung, ai Wesen, che siano questi buoni o cattivi.

I legami sono inizialmente difficili da creare, ma è bello il messaggio che la serie vuole trasmettere, in chiave fantasy, presentando rancori radicati nel tempo e diversità: le guerre secolari non definiscono le persone nel loro presente, anche se queste sono i vostri predatori e voi le loro prede.

Ho adorato la dolcezza del rapporto tra Monroe e Rosalee (Fuchsbau dalle sembianze di volpe) e forse è questo che più di tutto mi mancherà: i loro sguardi pieni d’amore, ma anche pieni di forza e determinazioni di fronte agli ostacoli, per la scelta controcorrente di sostenere un Grimm. Mi mancherà l’erboristeria della coppia, piena di intrugli e libri esoterici decorati accuratamente, su cui sarebbe bello poter mettere mano.

Mi è piaciuta l’atmosfera buia delle fiabe rivisitate che riesce comunque a fare spazio a scene divertenti ed esilaranti, ma non per questo fuori posto.

Il finale c’è e non mi è dispiaciuto: forse è un po’ affrettato, ma lascia la giusta nostalgia per una serie tv che si è lasciata guardare per sei anni e che mi ha lasciato dentro sensazioni positive.