Review Party: Recensione di “Lei che divenne il sole” di Shelley Parker-Chan

Quando sei nata femmina in un luogo e in un contesto storico assolutamente sfavorevole, sai che nella vita non otterrai nulla di speciale. Eppure, quando suo fratello Chongba muore, per Zhu non resta che una cosa sola da fare: prendere il suo posto e partire per il viaggio che la trasformerà nella salvatrice della Cina.

Ah, quanto avrei voluto che questo libro giungesse in un altro momento! Ne ho sempre sentito parlare molto bene e, quando mi si è presentata l’occasione per leggerlo, mi ci sono buttata a capofitto. L’idea di fondo, purtroppo, va di pari passo con una serie che sto seguendo in questo periodo. Motivo per cui, purtroppo, non sono rimasta troppo colpita dalla trama.

Ma a parte questo, “Lei che divenne il sole” è un romanzo di estrema qualità. Shelley Parker-Chan narra con fluidità e passione una storia emozionante e dettagliata, tratta dalla vera storia del contadino divenuto imperatore Zhu Yuanzhang.

Quella del romanzo è una storia di riscatto e ribellione, che fonda le sue radici nel desiderio di tracciare la propria strada al di là di una possibile predestinazione. Questo è possibile grazie a una protagonista pronta a tutto pur di raggiungere i suoi obiettivi: la sua è una lotta selvaggia e sanguinaria, dove anche il mezzo più crudele è utilizzato per il fine ultimo e più alto.

La strada non è assolutamente di facile percorribilità, piuttosto pregna di battaglie e tradimenti che non solo danno corpo e ritmo alla narrazione, ma che tengono con il fiato sospeso costante i lettori. Non ci sono eroi, vittime, vincitori, sconfitti, ognuno agisce a seconda della meta da raggiungere.

Ho trovato molto bello l’impegno dell’autrice nel sottolineare l’identità di genere e tutto ciò che ne deriva: Zhu è fondamentalmente una donna che deve diventare uomo e se il suo segreto verrà a galla non potrà portare a compimento i suoi intenti. Certe sottigliezze, certi dettagli, certe scene su cui ci si sofferma sono quel valore aggiunto in più che in un certo senso rendono il romanzo attuale e lontano da ogni qualsivoglia stereotipo.

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