Recensione: “Io non ti lascio solo” di Gianluca Antoni

Quali segreti oscuri può nascondere il diario di un bambino?

Si pensa sempre che i racconti messi per iscritto possano narrare avventure tra fantasia e realtà, mostrando così aspetti di una persona sorprendenti e positivi, che solo grazie ai suoi intimi pensieri possono emergere e mostrarsi davvero.

Ma ciò che il maresciallo Giuseppe De Benedittis trova nei diari dei giovani Filo e Rullo, porta in superficie un passato tremendo e inquietante, affossato dal peso del tempo, che ha cercato di soffocare con tutte le proprie forze ciò che non doveva tornare alla luce. Eppure le cicatrici sono rimaste, anche dopo venti anni, segni indelebili di un dolore che non può essere cancellato.

Filo riconosce la sua scrittura e quella del suo più grande amico, rivedendo in ogni parola un frammento di memoria incastonato in lui per sempre. Solo loro due conoscono la verità sull’estate che ha cambiato la loro esistenza, la più fredda di tutta una vita, quella in cui il loro mondo di sogni e divertimento si è scontrato con il mondo del futuro inevitabile, quello che caratterizza tutti gli adulti che li circondano, protettivi o minacciosi a seconda.

Ora è giunto il momento di tornare nella casa di Guelfo Tabacci e fare i conti con ciò che è stato lì sepolto. Per donare nuova luce a quegli occhi pieni di terrore.

I diari dei due protagonisti aprono uno spiraglio sulla stanza che caratterizza l’infanzia e che vorremmo sempre fosse protetta dal male che, sempre troppo presto, arriva a macchiarne le pareti con il suo essere oscuro. Questa è la storia di come la genuinità può essere strappata via in un attimo, corrotta dall’impurità che spesso accieca le menti portando a compiere azioni indicibili.

Gianluca Antoni non si lascia intimidire da tematiche tanto forti, narrando con un’incredibile delicatezza l’orrore attraverso gli occhi dei bambini, portando sempre alto il rispetto per le singole debolezze umane. Ma il suo romanzo ha molto di più, tra le sue pagine: il significato dell’amicizia e della lealtà, che unisce costantemente Filo e Rullo verso la meta della loro estenuante ricerca, svelando quel coraggio indomito che non li fa cedere, nemmeno di fronte agli errori o alle colpe.

La loro unione è tanto forte da commuovere e spronare gli esterni a comportarsi un po’ come loro, la cui cosa più importante è sempre stata non abbandonare l’altro per non sentirsi mai, a propria volta, completamente soli.

Chi ruota attorno è come una maschera attoriale, costruita ad hoc per la formazione personale: positivi o negativi che siano, ognuno ha un ruolo fondamentale e insostituibile. Anche lo spettatore sente di poter calcare quello stesso palco, per sentirsi parte di una vicenda che si attacca al cuore come se fosse la sua ancora di salvezza, sprigionando delle emozioni indimenticabili e uniche.

“Io non ti lascio solo” è un’opera che si arriva ad apprezzare man mano che ci si addentra nella sua trama, assaporandone l’intensità sempre più crescente che sboccia sul finale assolutamente memorabile.

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