Review Party: Recensione di “Luci nella Shoah” di Matteo Corradini

Ci sono storie che s’imprimono nel cuore delle persone per la tragicità che le contraddistingue.

Il romanzo di Matteo Corradini si prende l’impegno di raccogliere in sé le testimonianze di chi è sopravvissuto all’Olocausto, offrendo anche ai lettori più giovani una possibilità per conoscere chi si trova dietro a nomi più o meno noti e cosa ognuno di questi ha dovuto affrontare nella sua vita.

Il linguaggio dell’autore, che converte queste voci in parole scritte e piene di emozioni, scorre come un flusso di coscienza nella mente dei lettori, che si commuovono di fronte a ciò che è passato e che ancora oggi sbigottisce per la crudeltà. Viene fatto un lavoro educativo degno di nota, per illustrare nel modo più semplice possibile anche alle nuove generazioni le cattiverie portate avanti dall’uomo su altri uomini. Non è così scontato riuscirci, ma Corradini può vantare questo successo.

Ogni storia ha inoltre il pregio di avere uno stile tutto suo, come se fossero tutti i protagonisti a parlare per sé e a mettere nero su bianco la personale vicenda. Tra le pagine dell’opera, i testimoni narrano ciò che ha preceduto la Shoah, cosa facevano prima di essere portati via e come, dopo, sono riusciti ad andare avanti. Non solo fisicamente, ma anche sopravvivere mentalmente deve essere stato faticoso, ogni giorno più di quello precedente. L’orrore, visto attraverso la loro mente, fa ancora più male.

Ognuno di loro, visto individualmente, non ha nulla in comune con tutti gli altri, se non per quelle origini che tanto erano odiate dai nazisti. Insieme, però, rappresentano un lascito prezioso per l’umanità, che ancora deve assolutamente imparare dal loro dramma e dagli errori di chi c’è stato prima.

“Luci nella Shoah” è un breve romanzo che affronta in modo essenziale ma intenso le memorie degli anni del nazismo, illuminando il cammino verso un futuro che può ancora essere salvato.

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