Review Party: Recensione di “Nascosta nell’abisso” di Emanuela A. Imineo

Ci sono storie che insegnano la forza delle proprie scelte. Una forza così primordiale che supera perfino le stesse conseguenze di ogni gesto, fino a riflettersi in uno specchio oscuro in cui riconoscersi diventa arduo.

Il corpo diventa un guscio, il cui aspetto perde importanza di fronte a ciò che nel frattempo si è acquisito e che lascia traccia su quella stessa pelle, fino a insediarsi nei tessuti e nella mente.

Moon, ora, vaga libera, solcando il cielo e ammirando Borgo Opaco dall’alto. Niente sembra più appartenerle laggiù, solo il ricordo di ciò che è stata prima di quella fatidica decisione, un desiderio che è scaturito dal profondo, fuoriuscendo dalle labbra senza controllo, portandola a scombinare la realtà e a immergerla in una pozza di oscurità e sangue.

Nascosta nell’abisso, l’ombra di Provenza ancora la osserva, nonostante il destino funesto, che per lei è stato l’attimo fugace di una pace tanto ricercata.

In bilico tra il mondo dei vivi e quello dei morti, Moon avrà un incontro imprevisto con qualcosa di assolutamente sconosciuto ma che la richiama a gran voce, ammaliandola come solo un abominio travestito magistralmente potrebbe fare.

Ormai, non teme più nulla. La spinta della curiosità e la ricerca di una nuova linfa la sorreggono, prendendo il posto di quelle ossa fragili a cui la lucidità è stata strappata. Ciò che dovrebbe ripugnare, ora diverte. Per questo, il suo abisso, le sembra ora una casa accogliente in cui crogiolarsi e in cui, più ci si sguazza, più si lascia che le memorie di un tempo soffochino nel torbidume raccapricciante da cui questo è composto.

“Al di là di Borgo Opaco” è stato solo l’inizio. Un’origine che ha catturato, espandendo nell’animo del lettore un’attraente atmosfera, carica di magia e inquietudine che hanno preso potere dalle parole scritte su carta. “Nascosta nell’Abisso” lancia la mente nel vuoto cosmico, mettendo le basi per un proseguo che lascia spazio a ben poche speranze, ma che viene apprezzato proprio per questo: per l’inevitabile destino funesto.

Quelle che per noi sono state poche settimane, per Moon rappresentano un anno interno, un ponte che fa da tramite tra ciò che è stata e ciò che deve ancora scoprire d’essere.

Emanuela fa sentire ancora una volta a casa, con un tratto inconfondibile avente salde radici, pronte a far crescere i propri frutti, che avranno un sapore nuovo e totalmente sorprendente e che conquisteranno di certo per quel gusto proibito e sempre più intenso che caratterizza l’ambiente da lei magistralmente creato.

Con questo nuovo tassello, si aprono nuovi orizzonti impossibili da prevedere. Solo il dolore, che dalla loro chiara vista ne deriverà, è la certezza necessaria per prepararsi all’ultimo viaggio, in compagnia di chi si è amato e odiato.

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