A volte i momenti che solitamente si ritengono belli nella vita possono portare alla sua totale distruzione. Lo sa bene Blythe, rimasta sola, costretta a guardare di nascosto la figlia e l’ex marito dall’esterno della loro nuova casa. Una quotidianità nuova che a lei non appartiene. Ma quali sono gli eventi che hanno portato a questa evoluzione?

Con una narrazione curata in ogni particolare, Ashley Audrain conduce il lettore in un viaggio spirituale nella mente di una donna che desiderava solo la felicità, per sé e per il proprio compagno di vita. È a lui che si rivolge, tornando indietro con i ricordi, per dare una versione dei fatti che solo lei conosce, in una spirale sempre più ansiogena e inquietante.

La storia abilmente intessuta non è così scontata come potrebbe essere, tanto da non far capire davvero dove si voglia andare a parare, lasciando lo spettatore nell’incertezza, come la protagonista, alla ricerca di una spiegazione rimasta introvabile e celata nel tempo. Il romanzo svela i retroscena della maternità in una prospettiva che sciocca e fa riflettere, andando a indagare le radici di una nascita, tra una generazione e l’altra. Vediamo quindi Blythe non solo come genitore, ma come figlia e soprattutto come donna, sola nel dover affrontare l’inspiegabile.

Ci si sente sempre più preda di uno stato d’animo che sfiora la paranoia valicando il confine che separa la realtà tangibile dalla mera percezione mentale, nutrendo la confusione che questo ne consegue. Ha dell’incredibile pensare che un romanzo tanto ben curato sia l’esordio di un’autrice che non posso non tenere d’occhio in futuro, già apprezzata tanto da vedere la propria opera scritturata per uno sceneggiato televisivo. Sono curiosa del risultato che ne verrà fuori!

“La spinta” è un thriller insolito e subdolo, che scava nella psicologia con logica e realismo, fino a concedere una trama ricca di segreti che lasciano senza fiato anche a lettura conclusa.