Recensione: “I Trionfi del Vuoto – La Nuova Alba” di Masa

Potere, magia.

Questo è ciò che rappresenta l’Onda: così antica da essere stata in parte dimenticata, le cui origini si perdono, esattamente come il modo per riuscire a controllarla. La ricerca della chiave per sbloccare finalmente ogni più piccolo mistero stravolge le Quattro Marche della Quinta Luna, sviando le vite di quattro malcapitati che vedranno i loro personali obiettivi crollare di fronte a una stesa che ne cambia irrimediabilmente le sorti.

Quando è il momento di mettersi in gioco, ogni carta rappresenta un’opportunità.

Quando sembra non esistere scelta e si è costretti dagli eventi, il destino tira, crea, disintegra, trasforma. Senza che i giocatori si accorgano di avere in qualche modo potere sulle proprie mosse.

Un viaggio fatto di storia, culture, tradizioni e antiche conoscenze aspetta colui che decide di partire e addentrarsi tra questi luoghi, così affascinanti e curati da desiderare di solcarne ogni anfratto, come in un videogioco open world in cui ogni missione secondaria approfondisce il quotidiano di ogni singolo essere. Qualsiasi genere di creature sono pronte ad accogliere nei propri antri, mostrando ai meritevoli valore e dignità, saggezza e insegnamenti, nonostante dietro ogni sorriso possa nascondersi il male incarnato.

Un gioco lesto di mani più o meno esperte realizza il quadro di un progetto molto più grande di quello prefigurato in apparenza, pronto solo a scattare, per sconvolgere un equilibrio precario che mostra subito con vergogna tutte le crepe accumulate, rendendo vano ogni tentativo di nasconderle, rattoppando dietro le pieghe del tempo. Si entra in contatto con visioni differenti di un unico mondo da tutti vissuto, tanto da renderlo minuziosamente variegato e originale in ogni dettaglio.

Un’alternanza di volti conduce con un ritmo serrato e coinvolgente verso una meta di cui nessuno sa nulla, nemmeno coloro la cui sorte è incastonata in un tarocco e che si spingono oltre i loro orizzonti guidati da scopi differenti. Reietta, Erudito, Condottiero, Maledetto. Maschere in un copione magistralmente architettato, da un autore che si diverte a farsi cercare tra le parole scritte, sogghignando nel vento che è presagio dell’ennesimo pericolo.

L’interazione palpabile con tutto ciò che, di fatto, è solo nella fantasia, fa nascere spontaneamente domande e ipotesi, interrogando il viaggiatore sui significati nascosti in ogni frase, nel titolo stesso, nel singolo dialogo che può far accedere ad altri misteri, chiusi dietro a nuove porte il cui bello è la scoperta di come andranno aperte.

Leggendo la prima pagina ci si proietta con sempre maggiore frenesia verso i capitoli che arriveranno poi, assaporando le atmosfere di storie passate che risvegliano emozioni forti e autentiche, che solo i Grandi Maestri riescono a far scaturire attraverso un’opera letteraria. Si conclude il tutto con un finale da capogiro, con palese e sincera soddisfazione, che però brama in cambio molto altro, come se si fosse ancora all’inizio del viaggio e che la meta finale si dimostrasse solo un punto di salvataggio da cui ripartire, alla ricerca di nuove esplorazioni.

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