Blog Tour: “Storie per genitori appena nati” di Simone Tempia – Intervista all’autore

Titolo: Storie per Genitori Appena Nati
Autore: Simone Tempia
Illustratore: Roberto La Forgia
Editore: Rizzoli Lizard
Pubblicazione: 10 novembre 2020
Pagine: 176 p., ill. , Rilegato

Trama:

La cosa davvero bella è che questo è un libro. Non un manuale, o un blog, cioè le forme che oggi in genere sceglie chi vuole condividere esperienze e/o saperi. No no, è un libro: con i suoi paragrafi e capitoli, l’io narrante e le terze persone, la sua dose di realtà e quella di fantasia, i linguaggi che cambiano tono e ritmo, e anche la sua utilità, o necessità, come preferite chiamarla. E una caratteristica di chi scrive libri è quella di avere, a un certo punto, il coraggio, e la generosità, di fidarsi di loro e lasciarli andare. Esattamente come si dovrebbe imparare a fare anche con i figli.

“Storie per Genitori Appena Nati” è il nuovo romanzo dello scrittore Simone Tempia, famoso per essere il creatore del maggiordomo immaginario Lloyd, di cui potete recuperare sia i libri a lui dedicati e pubblicati da Rizzoli sia la pagina facebook “Vita con Lloyd”. Seguo e ammiro da anni il suo lavoro, per la freschezza degli argomenti trattati e per le emozioni che riesce a far scaturire da ogni lettore.

Con questa nuova pubblicazione ho avuto lo straordinario onore di intervistare direttamente Simone Tempia, che ringrazio per il tempo dedicato e per la magnifica chiacchierata telefonica illuminante e istruttiva.

Di seguito trovate scritto tutto ciò che ci siamo detti. Ringrazio ancora l’autore e la casa editrice Rizzoli per la possibilità che mi è stata concessa.

“Storie per genitori appena nati” è un’opera composta da una serie di racconti, che vanno a creare il quadro che illustra i primi passi nel mondo della genitorialità. Quelle contenute sono storie puramente di fantasia o si ispirano a qualcosa che hai vissuto nella realtà?

È qualcosa che ho vissuto. Chiaramente. Ma non so dire se nella realtà. Perché ciò che viviamo accade in noi e sempre in noi nascono le storie. Ho vissuto con mio figlio la fase dei primi dentini? Le sue febbri? Le prime cadute? Il primo addio? Sì, certo. Ma ho vissuto con lui anche i cavalieri a caccia di streghe, i vulcani, le esplorazioni di grotte oscure. Tutto nella realtà.

Quanto tempo ci è voluto per scrivere e completare il romanzo? Quando hai capito che era giunto il momento di mettere la parola fine con l’ultimo testo?

Il libro è stato scritto in due anni. Due anni di scrittura generosa, molto ricca, molto prolifica. Una gran massa di sasso da cui è nato questo libro che è una piccola biglia. Tanto tempo c’è voluto a scriverlo quanto ce ne è voluto a ridurlo, ridurlo, ridurlo e ridurlo ancora all’essenziale. In questo lavoro di costante pulitura e levigatura a strati successivi, la fine è arrivata in modo naturale.

L’idea per questo nuovo libro è nata con la nascita di tuo figlio oppure è un progetto a cui stavi pensando già prima?

Non avrei mai pensato di scrivere un libro sul mio essere genitore, mai. Troppi ce n’erano, troppi ne erano già usciti, molti anche estremamente efficaci (penso a Matteo Bussola che ha rivoluzionato la narrazione del tema). Poi ho compreso che forse avrei avuto qualcosa da aggiungere al panorama e ho creato quest’opera dove letteratura e cronaca dei fatti non si mischiano mai. O forse si mischiano sempre.

Qual è stato il racconto più semplice e quale il più difficile da scrivere? Perché?

Tutti difficili, tutti semplici e questo perché nella stesura sono stato guidato da una figura misteriosa che sta dietro al soprannome di Monica Rossi (che è un uomo)(non chiedete di più che è lunga). Lui mi ha aiutato una bastonata alla volta: io gli sottoponevo le favole concluse e lui le valutava in maniera tranciante. Una volta, alla quinta favola che scrivevo dedicata allo stesso tema (le prime quattro erano state bocciate senza riserve), mi ha risposto: “Dai smettila di scherzare e incomincia a scrivere davvero”.

“Storie per genitori appena nati” è un libro che, come dice il titolo stesso, è dedicato agli adulti, ai genitori appunto. Non ai figli, non ai bambini, nonostante abbia dei contenuti che possono intrattenere anche loro. Ti piacerebbe scrivere qualcosa di specificatamente mirato all’infanzia?

C’è questa vulgata sul fatto che la letteratura per l’infanzia debba essere diversa dalla letteratura per adulti. Che debba essere più “innocua” con temi più “innocui”. In primis ricordiamoci sempre che le favole, struttura narrativa che per eccellenza si accosta all’infanzia, son tutto meno che innocue. Le favole, anzi, son pericolosissime: fin dagli albori dell’umanità sono state usate per piegare l’imponderabile e trasformarlo in conoscibile. Si pensi, ad esempio, al mito greco che rimane legato a doppio filo con la psicologia.

Stiamo parlando di uno strumento potente, in grado di far tremare anche la natura stessa delle cose. Le favole, semmai, sono innocenti perché non contengono “malizie”: tutto quello che c’è è mostrato per quel che è e non ci sono artifici di sorta. Innocenti, sì. Innocue, no.

E poi, sempre su questa cosa della letteratura per l’infanzia, mi viene in mente quel che diceva Gianni Rodari: se tu metti un bambino davanti a una sedia e uno sgabello e gli chiedi di spingerne uno, il bambino proverà a spingere la sedia. Anche se è più grossa di lui e anche se non ci riesce. Questo perché i bambini sono naturalmente spinti a confrontarsi con i propri limiti per superarli. Perché dovremmo mai privarli del piacere della sfida rifilandogli quello che, secondo noi, è ciò che dovrebbe essere adatto a loro (il che pensiamo essere letteratura poco sfidante, di certo immediata, con pochi piani di lettura). Se mi chiedi se scriverò mai qualcosa per l’infanzia la mia risposta è: ho già scritto per l’infanzia. Tutto ciò che ho scritto, questo ultimo libro compreso, è per l’infanzia. E per l’adultanzia.

Ho trovato molto particolare leggere come prima parola nel libro, dopo il titolo, la “paura”. Penso che sia stato audace accostare subito un termine come questo al tema principale, piuttosto che amore, gioia, coraggio. Cosa ti ha spinto a decidere in questa direzione?

Il fatto che io sono questo: un uomo spaventato di fronte al grande mistero della vita che cresce. Ogni giorno è una supernova di sentimenti, ogni capitombolo un big bang di pensieri, ogni nuova parola imparata, una stella di neutroni di felicità: come non si può essere spaventati di fronte all’immensità del cosmo. Se non altro, però, è una paura buona.

Quali opere possiamo aspettarci per il prossimo futuro?

Penso a un nuovo volume di Vita con Lloyd, in questi 3 anni che mi hanno separato da questo ultimo libro ho continuato a scrivere dialoghi su Facebook di Lloyd e mi dispiacerebbe non conservarli in un libro. Poi, se questo Storie per Genitori appena Nati andasse molto bene, potrei pensare a un altro volume che magari racconti di altri Genitori in compagnia di un bambino non più appena nato, ma magari un po’ cresciuto.

Cosa vuol dire essere genitore in un anno come il 2020?

Quello che voleva dire esserlo nel 1990. O nel 1500. O nel 2040. O nel 2019. Ogni singolo genitore fa storia a sé in ogni angolo del globo in ogni singolo anno.

Il che è un modo elegante per dire che: “Non ne ho la più pallida idea”.

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