Blog Tour: “Al di là di Borgo Opaco” di Emanuela A. Imineo – Le streghe italiane

Il tema della stregoneria è da sempre avvolto da quel velo di mistero che lo rende in parte una leggenda. Ma c’è stato un tempo in cui questa si è intersecata con il mondo reale lasciando un’impronta marcata, una macchia indelebile che prende il colore del sangue.

Non è un mistero, infatti, la quantità di processi che sono stati compiuti nel corso dei secoli, in un tempo che pare lontano da noi ma che, se si presta particolare attenzione, sussurra ancora i lamenti e il dolore di chi ha ricevuto una condanna. Quando l’irrazionalità ha accecato i popoli, ci si è scagliati su particolari donne locali, che per determinate caratteristiche e testimonianze venivano imprigionate, torturate e infine uccise.

Fantasia, Foresta, Magia, Surreale, Artistico, DonnaÈ in particolare dal Medioevo che l’approccio alla magia passa dall’essere tollerato all’essere necessariamente estirpato. Per il Cristianesimo, ogni persona che sembrava mostrare capacità e poteri emulanti quelli della Divinità e con risvolti negativi, veniva guardata con sospetto, perché solo il Diavolo avrebbe potuto concedere loro tali abilità. Gli impulsi peccaminosi venivano ricondotti alle streghe, che di certo avevano sfruttato filtri magici per far cadere in tentazione i malcapitati.

La strega, conseguentemente, veniva considerata con sufficienza, inferiore, soprattutto da uomini e studiosi con un livello di cultura elevato, disprezzando con palese scherno e disgusto le pratiche condotte, siano esse positive, come realizzazione di infusi medicali, che ovviamente negative.

Come in buona parte del mondo antico, anche l’Italia fu un luogo in cui si diffuse la caccia alle streghe. Le pratiche pagane venivano additate dalla Chiesa, sostenuta da una società patriarcale preda di un cieco terrore, che per spiegare l’ignoto andava a colpire donne innocenti, producendo prove e falsità pur di epurarle. Solo così si poteva preservare l’ordine e uno status quo retrogrado e ignorante.

Nel 1486, con la pubblicazione del Malleus Maleficarum, si da via a una sorta di guida scritta che tutti potevano seguire per identificare una strega. Questo è un ulteriore elemento che andò ad aggiungersi alle prediche di inizio 1400 del francescano San Bernardino da Siena.

In particolare, Benevento fu colpita da una spietata caccia: le donne venivano accusate di pratiche dei culti pagani e della venerazione di Divinità antiche risalenti a prima della nascita di Cristo, come Diana, Ecate e Iside. Le “janare” potevano trasformarsi in creature alate, tormentare il sonno altrui e provocare malformazioni nei neonati.

Il luogo più noto nella nostra penisola è sicuramente Triora, un piccolo borgo medievale in provincia di Imperia, che mantenne il nome di “Paese delle streghe” o “Salem d’Italia”. Tutto cominciò nel 1587, quando una terribile carestia si abbatté sulla zona mettendo in ginocchio l’economia del tempo. La paranoia portava gli abitanti a esporre ogni genere di denunce, che ebbero come conseguenza la condanna di oltre trenta donne.

Le case maggiormente colpite erano quelle più vicine alla fonte d’acqua, elemento legato strettamente alla luna. Nella Valle Argentina, il Lago Degno è avvolto da un’atmosfera magica e suggestiva, amata da chi ora ne visita le sponde, ma che al tempo erano rinomate per essere un luogo d’incontro delle streghe.

La Cabotina, l’area più povera e degradata del paese, divenne il simbolo della dimora delle streghe, dove queste si riunivano segretamente e in cui, si dice, rinchiudessero i bambini che periodicamente rapivano.

Le donne di Triora vennero così catturate e torturate in un ciclo di processi apparentemente infinito, che durò per almeno i successivi tre anni. Venivano prese di mira soprattutto prostitute e coloro che vivevano in solitaria, senza la presenza di un uomo che le potesse controllare. Il monte delle Forche e la città di Genova erano i luoghi dove solitamente le streghe venivano portate per essere condannate a morte, arse vive sul rogo. C’è chi però dice che nel capoluogo, esse venivano infine lasciate libere, ma non si ha certezza dell’esito reale.

A Triora è possibile visitare il museo etnografico e della stregoneria, in cui sono stati raccolti oggetti e documenti dell’epoca, prove inconfutabili dei processi perpetrati. Chi ha modo di visitare il borgo alla fine di agosto può partecipare allo Strigora, un festival in memoria di quegli anni tanto bui.

Questo fu solo uno dei paesi italiani più noti legati alle streghe.

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Le più potenti d’Italia si dice che abitassero a Volterra: Aradia fu la prima e più importante strega di cui si conosce il nome e la cui scomparsa è avvolta dietro un inquietante mistero. Venne processata e condannata a morte ma, il giorno dell’esecuzione, trovarono la sua cella vuota senza poter dare una spiegazione logica a una fuga obiettivamente impossibile.

Dalle documentazioni conservate, si può risalire anche a Elena da Travale, detta “dei Rondinini”. Nella creazione delle sue pozioni, usava proprio le uova prelevate dai nidi di rondine, realizzando filtri d’amore e istigatori d’odio, curativi o dannosi. Al processo che la riguardava, Elena ammise ogni pratica e, successivamente alla fustigazione in pubblica piazza, esiliata e abbandonata.

Brescia, in particolare la Val Camonica, è ricordata come uno dei luoghi con il maggior numero di roghi: più di un centinaio di persone morirono tramite tale pratica, come causa delle malattie e della siccità. Lì vicino, il Monte Tonale veniva categoricamente evitato, perché era lì che, si dice, si riunivano le streghe del posto per evocare il Demonio.

Ci sono credenze popolari, legate alla stregoneria, che sopravvivono in buona parte ancora oggi e che vanno ad alimentare la superstizione, ancora molto insita nelle menti di chi le narra. Ancora oggi ci sono case con porte basse per impedire loro di entrare, a cui vengono affissi falci e ferri di cavallo, amuleti di protezione contro i malefici.

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