Review Party: Recensione di “L’ultima ricamatrice” di Elena Pigozzi

Una carriera di ricamatrici lunga intere generazioni ha attraversato anche la vita di Eufrasia che, ormai anziana, cerca ora qualcuno a cui poter passare la nobile arte di ago e filo. La persona giusta giunge con la commissione di Filolela, che inizia a ricamare da sé il corredo tanto desiderato. Tra una lezione e l’altra, Eufrasia si apre alla giovane raccontandole una storia lontana nel tempo, quella che la riguarda personalmente e che l’ha fatta arrivare dove è ora.

Grazie a un’atmosfera intima e poetica, il lettore si fa strada attraverso i boschi fino alla dimora della protagonista, l’ultima ricamatrice rimasta della sua famiglia. Ha inizio una storia romantica, commovente e a tratti drammatica, che però mostra in tutto il suo splendore la forza di una donna che ha saputo rialzarsi più volte di fronte alle difficoltà che hanno attraversato il suo cammino. Eufrasia infatti sembra in apparenza una donna delicata, buona e con una pazienza estrema, ma oltre a ciò c’è tutto uno strato di eventi che l’hanno formata in un modo inaspettato e che rimangono invisibili sottopelle, senza che altri possano accorgersene. Grazie alla sua voce, è arrivato ora il momento di aprire di nuovo le porte sul passato, legandosi indissolubilmente a Filolela, tanto lontana come età quanto vicina per lo spirito. Ciò che più affascina del romanzo è proprio l’arte del ricamo che la donna porta avanti da una vita intera: i passaggi descrittivi ammaliano e appassionano perfino una persona come me, che di ago e filo ne sa davvero poco. Mi sono ritrovata più volte con gli occhi brillanti per l’emozione, come se fossi lì insieme alla ragazza, mentre ascolta Eufrasia parlare e pendendo dalle sue labbra.

“L’ultima ricamatrice” è un romanzo che scalda il cuore e fa sentire subito a casa, grazie all’abilità di Elena Pigozzi di trasmettere emozioni intense attraverso uno stile delicato e poetico.

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