Review Party: Recensione di “Cemetery Road” di Greg Iles

Marshall McEwan non ha altro a cui attaccarsi nella vita se non al suo lavoro di giornalista. Un passato controverso e dei legami che vuole tagliare definitivamente lo accompagnano però giorno dopo giorno, tra un pensiero e l’altro, tra cui riesce a mantenere il controllo. Ma quando questo passato torna a bussare alla porta, Marshall è costretto a tornare a Bienville, nel Mississippi, per far fronte ai doveri famigliari, trovandosi però di fronte a un caso di delitto da seguire: quello dell’archeologo Buck Ferris, conoscenza di suo padre, trovato morto e con la testa fracassata. Le indagini porteranno l’uomo a tornare a conoscere il paese da cui era scappato, cercando proprio lì la notizia più importante della sua carriera.

Sono state le persone a me vicine a farmi conoscere Greg Iles e a consigliarmi assolutamente la lettura dei suoi libri. “Cemetery Road” è quindi il mio primo approccio all’autore, che posso affermare con certezza avermi conquistato. L’atmosfera del romanzo è in equilibrio tra la tensione dell caso di omicidio e l’introspezione del protagonista; entrambi questi elementi stuzzicano la curiosità del lettore, che conoscendo meglio l’uno riesce a comprendere sempre di più l’altro. Si viene a contatto con diverse condizioni di famiglia, che mostrano tutte in modo differente le bassezze dell’animo umani, i segreti e i doveri legati all’essere dello stesso sangue di persone influenti. Questo ha come conseguenza un conflitto interiore terrificante, che pesa come un macigno e fa perdere la lucidità, lasciando che colpe non reali si accumulino rendendo quella spirale di infinità oscurità ancora più buia. Le speranze vengono meno, così come le forze di riuscire a venirne fuori.

Iles calibra molto bene ogni aspetto della sua opera, spargendo colpi di scena sorprendenti, tanto quanto il finale, che soddisfa e rende valida la lettura. Ho trovato “Cemetery Road” il perfetto punto di partenza per conoscere questo autore, di cui sono davvero curiosa di leggere altro e scoprire altre storie da lui scritte.

Review Party: Recensione di “Fiamme nella palude” di Eoin Colfer

Vern è l’ultimo drago che esiste sulla Terra e i giorni da dominatore del cielo e terrore per le creature terrene sono ormai un ricordo. Dal momento che “fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio”, fa della palude della Lousiana la sua nuova casa, lontano dagli umani, in mezzo a una quiete che potrebbe diventare assordante e fastidiosa.

Ma per il drago più alla moda del momento, che va avanti con vodka e serie tv su Netflix, la pace sta per giungere alla fine: per uno scontro a fuoco finito male, il giovane Everett “Miccetta” scappa per cercare rifugio nella stessa palude di Vern, scontrandosi con lui e diventando sia la sua personale risorsa di alcol che col tempo una gradita compagnia.

C’è poco da rimanere tranquilli, perché all’inseguimento del quindicenne c’è Regence Hooke, il poliziotto corrotto che ha scatenato la sparatoria di cui Everett è un testimone imprevisto.

Il tempo dei draghi sta tornando o forse è meglio continuare a farsi gli affari propri, circondato da dei palliativi per la dolorosa solitudine?

È davvero un peccato che nel 2020 ci sia ancora chi non conosce Eoin Colfer e la sua bibliografia. Certo è che se da un lato ha toppato alla grande, dall’altro dobbiamo ringraziare l’imbarazzante adattamento a film fatto dalla Disney di “Artemis Fowl”, uscito a giugno, perché è così che ora un numero più alto di persone sta cominciando a conoscerlo e ad appezzarlo.

Per quel che mi riguarda, Colfer è un autore che solo leggendone il nome mi fa emozionare e mi fa tornare bambina, a quando la mia insegnante di italiano portò la classe in biblioteca per scegliere la lettura del mese e i miei occhi si posarono istantaneamente sulla copertina oro brillante del primo libro della saga. Con Artemis e Spinella ho stretto un legame di amicizia che è sempre andato oltre le parole scritte sulle pagine e che mi ha portato ad ampliare l’immaginazione e in generale il modo di pensare.

Per questo mi sono buttata a capofitto in “Fiamme nella palude”, certa che l’autore mi avrebbe intrattenuto e colpito. Non c’erano dubbi e così è stato.

Quello di Colfer è un romanzo dall’atmosfera totalmente inaspettata e sorprendente, che ha come scopo non solo quello di far divertire ma soprattutto quello di far riflettere, attraverso un linguaggio sporco e volgare che amplifica il clima dissacrante dell’intera storia. L’autore non lascia scampo e di certo non le manda a dire: non ci sono filtri né censure, solo i fatti nudi e crudi.

Per affrontare la realtà che evolvendo l’ha lasciato indietro, Vern è costretto a passare da fiera creatura che con potenza spaventa chiunque si trovi al di sotto di lui, a ultimo della sua specie timoroso che chiunque e qualsiasi cosa possa tradirlo. Per questo si rintana in un luogo marcio ma da cui tutti stanno alla larga, che soffoca qualunque cosa attorno a sé senza lasciare traccia. Il drago stesso rischia di essere sopraffatto dall’ambiente e cerca di rimanere mentalmente in superficie aggrappandosi all’alcol e a tutto ciò che gli capita a tiro alla televisione. Il risultato è un essere all’avanguardia sulla cultura pop ma totalmente distaccato da tutto il resto.

Everett è un ragazzino cresciuto troppo in fretta, che ha sempre vissuto in un contesto dove la madre si è dovuta spezzare la schiena ogni giorno per guadagnarsi da vivere, costretta a subire dei soprusi e a fare molti sacrifici per il bene suo e del figlio. Sarà proprio la volontà di aiutarla che metterà Miccetta su dei binari nuovi, che lo porteranno a conoscere colui che diventerà indispensabile per il suo benessere.

Quello che si viene a creare gradualmente è un rapporto di reciproca intesa, fatta di ferite da curare, incertezza sul futuro e il desiderio di riscatto in una rotta ancora da tracciare ma su cui poter contare e per cui vale la pena lottare.

Chi conosce l’autore solo per “Artemis Fowl” rimarrà colpito da un cambio piuttosto radicale del registro, ma senza perdere quei capi saldi che lo hanno reso caro in tutti questi anni (non dimentichiamoci che Artemis è un dannato genio del male e non un ragazzino prodigio con una morale e un’integrità inventate appositamente per un pessimo film).

Il libro di Eoin Colfer può essere sicuramente apprezzato da chi ama una scrittura contenente volgarità di sorta e le storie sporche, che descrivono la realtà senza peli sulla lingua, soffermandosi sulle negatività per infierire e portare in superficie una propria personale denuncia. “Fiamme nella palude” è un’opera scorretta e matura, che butta addosso al lettore lo squallore più totale senza chiedere scusa, facendo però nascere qualcosa di buono perfino da un terreno arido e senza speranza.

Review Party: Recensione di “La danza dei tulipani” di Ibon Martin

Una nota giornalista dell’Urdaibai, Natalia Etxano, viene trovata legata a una sedia, morta sui binari di un treno. Ad aggravare questa situazione è il fatto che ad investirla sia stato il marito, Santi, che mai si sarebbe immaginato quel mattino di mettersi alla guida e trovarsi in una situazione del genere. Il fatto è stato trasmesso in diretta su Facebook e la notizia ha fatto il giro del mondo in un istante. Ad accompagnare il corpo della donna, un tulipano rosso stretto tra le sue dita. La squadra investigativa di Ana Cordero inizia subito le indagini, in una lotta contro il tempo per fermare l’assassino.

Ambientato nella riserva più affascinante dei Paesi Baschi, il romanzo di Ibon Martin conduce il lettore in un viaggio adrenalinico tra presente e passato, nella mente dell’assassino e in quella della polizia. Nella frenesia dell’azione, l’autore non manca di caratterizzare a regola d’arte tutti i suoi personaggi e a costruire una trama articolata che riesce a intrattenere il lettore. “La danza dei tulipani” ha in sé tutti gli elementi che lo rendono apprezzabile come thriller, perché lascia senza fiato e ogni capitolo è una totale sorpresa, sia per gli avvenimenti che per le descrizioni dei paesaggi, che incantano come davanti a un quadro.

Review Party: “Sorelle Brontë. I capolavori delle impareggiabili penne sororali” – Recensione di Cime Tempestose

Dopo essersi trasferito nella proprietà di Thrushcross Grange, il ricco Mr. Lockwood decide di andare a fare visita ai vicini, nell’imponente tenuta di di Wuthering Heights. Qui l’uomo fa la conoscenza della signora Nelly Dean, governante della casa, che inizia a narrargli i fatti riguardanti il proprietario della casa e coloro che lì vi hanno vissuto.

Ha così inizio l’intricata storia d’amore tra Heathcliff e Catherine, due anime legate da un destino tragico e violento che avrà grandi ripercussioni anche sulle loro famiglie. Continue reading