Review Party: Recensione di “I truffatori” di Jim Thompson

Roy Dillion è alla continua ricerca di metodi sempre più innovativi per sfuggire alla giustizia. Nelle sue scorribande volte ad arricchirlo viene accompagnato da Moira Langtry, che oltre a una notevole affinità vede nell’uomo il compagno perfetto per un colpo grosso, quello che dovrebbe sistemarli a vita.

Ma Lily Dillion, madre di Roy, non rimarrà certo con le mani in mano e farà di tutto per ostacolare la riuscita del piano della donna intrufolandosi a tradimento ancora una volta nella vita del figlio.

Jim Thompson è un autore da cui difficilmente ci si può aspettare qualcosa senza rimanere sorpresi. Ogni suo romanzo è unico e un’autentica novità anche per un palato di un lettore esperto, che si abbandona alla lettura sapendo che ne uscirà assolutamente soddisfatto. “I truffatori” è un noir in cui ogni nota suona melodica al momento giusto e in cui la velata ironia non è inopportuna ma vivacizza la narrazione. Ogni personaggio è costruito alla perfezione e di ognuno se ne apprezzano i pregi e i difetti senza che questi risultino fasulli o artificiosi. Thompson ha uno stile di scrittura che scorre via come un bicchiere d’acqua offrendo però una storia affatto banale e ricca di avvenimenti che si susseguono uno dopo l’altro. Quella creata per “I truffatori” è una realtà all’insegna del crimine, colma di malavitosi e malintenzionati che aumentano la tensione generale senza però sfociare eccessivamente e necessariamente nel drammatico. Anzi, in tutto questo il lettore è sadicamente divertito nel vedere le interazioni tra Lily, Roy e Moira, in una continua lotta intestina volta al proprio personale tornaconto. Ognuno ha un passato da celare che svela silenziosamente ogni più piccola cicatrice incisa sulla e sotto pelle, formando un quadro interessante di anime che vivono alla giornata per difendersi dalle azioni degli altri, fino alle proprie stesse scelte.

“I truffatori” è un romanzo a tinte noir dove la violenza non si spreca ma nemmeno viene edulcorata e in cui lo stomaco deve essere forte non tanto per il sangue versato dal corpo ma da quello che potrebbe sgorgare da molto più nel profondo.

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