Review Party: Recensione di “Le amiche” di Elizabeth Ames

Assecondando il destino che le ha fatte incontrare, Alice, Ji Sun, Margaret e Lainey stringono tra loro un forte legame, un’amicizia che spiazza per tutti i punti in comune che hanno tra loro. La vita, però, è fatta di alti e bassi: solo grazie al sostegno reciproco sapranno affrontare i momenti più bui e gioire delle piccole vittorie di ognuna, con un trasporto che il tempo non sa logorare.

Il romanzo di Elizabeth Ames è un tributo appassionante dal punto di vista emotivo nei confronti di una tematica quale l’amicizia che è parte fondamentale della vita di ognuno di noi. Osservare come il rapporto tra le protagoniste evolve dall’adolescenza all’età adulta, producendo cambiamenti individuali ma rimanendo una forza collettiva costante, commuove e fa desiderare di poter avere un legame del genere nella propria realtà. Non è così facile e scontato che avvenga, questo chiunque lo sa, ma “Le amiche” è in grado di far sognare a occhi aperti grazie a una vicenda umana e comune che nel suo essere unica diventa speciale.

La Ames ha saputo rappresentare su carta una storia che poteva sembrare banale e scontata, ma grazie a come ha narrato il tutto ha saputo elevarsi come valida lettura sul tema valorizzando in modo originale i sentimenti a tutto tondo delle quattro ragazze. Non è facile gestire più personaggi contemporaneamente, soprattutto quando tutti sono in egual modo protagonisti, ma la scrittrice ha dimostrato controllo e dedizione per il suo libro offrendo profili fisici e psicologici ben distinti e diversi tra loro, dando la possibilità al lettore di identificarsi più facilmente in una piuttosto che in un’altra.

In un mondo in cui il sostegno tra donne lascia sempre più spazio all’egoismo e al tornaconto, “Le amiche” dimostra a quei lettori che sanno andare oltre le apparenze che esiste ancora la fiducia nel prossimo, coltivata solo grazie alla volontà del singolo che non vuole smettere di avere speranza e di mostrarsi ancora umano, in grado non solo di agire razionalmente ma di potersi far guidare dalle emozioni senza per questo dover provare imbarazzo.

Solo così il romanzo di Elizabeth Ames avrà vinto, diffondendo nel suo piccolo un briciolo di amore che scalda il cuore e infonde un’incredibile energia.

Blog Tour: “Piani inclinati” di Eleonora Carta – Chi è Linda De Falco

Per far fronte a un caso che va oltre il controllo ordinario, Linda De Falco è costretta, quel fatidico 31 Luglio, a partire da Roma verso la provincia di Olbia, in un paese sconvolto dalla scomparsa del piccolo Niccolò, il cui corpicino è stato ritrovato senza vita. In fretta e furia si precipita sul posto, perché sa che ogni istante è prezioso per poter risolvere la situazione prima che altro di peggiore avvenga. Lei è la persona più adatta, un maggiore facente parte del ROS, quella divisione dell’Arma che gestisce i casi di criminalità e terrorismo, compresi quelli riguardanti i sequestri di persona.

Linda è una donna pragmatica e apparentemente insensibile, una freddezza che ha dovuto costruire attorno al cuore per poter fare questo lavoro senza vacillare o crollare emotivamente. Non le fa certo piacere ricevere la chiamata che la porterà in Sardegna, ma è consapevole del suo ruolo, della sua competenza in materia e delle sue responsabilità. Si lascia ammaliare dai paesaggi suggestivi dell’isola, prima di arrivare sul luogo dove ogni bellezza è scomparsa.

Nonostante la collaborazione con le forze dell’ordine locali, è lei a dover gestire tutto, come se i colleghi attorno a sé avessero perso la professionalità e la lucidità, a causa di un fatto che nessuno vorrebbe mai accadesse. Scioccata dalla notizia della scomparsa di un altro bambino, per Linda comincia una lotta contro il tempo attraverso delle indagini frenetiche e accurate che la porteranno a conoscere gli ambienti sardi e le persone che vi abitano. Ogni elemento diventa prezioso e determinante per ritrovare Riccardo, così come l’obbligata collaborazione con Daniele Fois del corpo forestale locale, colui che ha ritrovato il cadavere e che sembra avere un ascendente sulla popolazione.

La fermezza di Linda sbigottisce ogni professionista del posto, che si ritrova costretto dal carattere e dalle circostanze a seguire le sue direttive, inconsciamente fiduciosi che le decisioni siano prese da una valida professionista. Poco le importa dell’opinione di altri, lei è la prima a ritenere che sia meglio creare un clima di soggezione piuttosto che di confidenza. Eppure, non sembra sortire il giusto effetto sul signor Fois, che sembra prendere sottogamba la situazione, agendo senza consenso di chi sta gestendo la situazione, credendo di poter fare ciò che vuole senza fallire, ma nemmeno senza pensare alle conseguenze del suo carattere avventato e indisciplinato.

Compito di Linda sarà mantenere i nervi saldi come mai le era capitato e di evitare che un’altra tragedia si faccia strada nel suo quotidiano. Eleonora Carta ha stilato un profilo dettagliato e particolare per una protagonista perfettamente adatta al suo romanzo, “Piani Inclinati”, la cui lettura è assolutamente consigliata per l’imprevedibilità evolutiva e l’adattamento di Linda a questa, per combatterla e svolgere il suo lavoro nel migliore dei modi.

Review Party: Recensione di “Le esotiche scorribande degli storici curiosi” di Jodi Taylor

Le avventure degli storici più intraprendenti di sempre tornano ora con questo nuovo imperdibile capitolo. Madeleine “Max” Maxwell, ormai storica incallita, vede la sua carriera in ascesa e un attaccamento all’Istituto Saint Mary invidiabile. Ora, Max e colleghi dovranno fare i conti con l’epoca vittoriana, a stretto contatto con uno degli assassini più noti e pericolosi: Jack lo Squartatore. La faccenda sarà fin da subito rischiosa oltre ogni previsione e sarà lei per prima a trovarsi seriamente in pericolo. Le esperienze passate non bastano quando si ha a che fare in prima persona con la concreta possibilità di morire e in una situazione che, per la prima volta, metterà in serio pericolo l’esistenza stessa della casa degli storici curiosi.

Mai mi sarei aspettata di poter leggere il secondo libro di questa particolare saga a pochi mesi dall’uscita del primo. Mi sono ritrovata bene nelle atmosfere che ricordavo: un luogo eccentrico vissuto da persone folli che sfidano i pericoli del tempo per documentare la Storia. Per quanto possa sembrare divertente, il dramma della perdita dei colleghi è quasi soffocante e qui viene ancora di più marcato essendo la protagonista stessa a trovarsi in guai seri. Max è una protagonista senza peli sulla lingua, di un’intelligenza rara e dal carattere diretto: l’avevo apprezzata già precedentemente e sono contenta che ci sia un’evoluzione in lei, che la porterà a compiere azioni che confermeranno la sua dose di coraggio, tutte volte alla salvezza del Saint Mary. Si scopriranno di lei aspetti ancora rimasti celati, che sono certa che verranno sempre più a galla nel corso della serie, mostrando una donna che ha anche debolezze e difetti e conferendole un profilo davvero a tutto tondo.

Anche se il clima può sembrare pesante, Jodi Taylor non manca di inserire diverse scene divertenti e leggere, che smorzano positivamente i colpi allo stomaco dati dalla trama. A ogni libro che parla di epoca vittoriana mi brillano gli occhi e seguo le vicende con un’attenzione puntigliosa e sognante. Qui, il fascino fa spazio all’orrido, in corsa tra le strade per sfuggire allo Squartatore che più di tutti ama far sgorgare il sangue e macchiare anche le vie più buie. Il ritmo è serrato e frenetico, fa percepire quanto sia grave che il tempo scorra e la soluzione tardi ad arrivare, perché le conseguenze saranno direttamente proporzionali a questo.

Unico elemento che non comprendo è la lunghezza del volume, decisamente più corto del primo, che rende purtroppo la storia non così tanto approfondita come la si vorrebbe, o comunque meno dettagliata del primo libro. Con “La confraternita degli storici curiosi” mi ero appassionata ad ogni aspetto della vita dei personaggi, dal colloquio, agli esami, alle esperienze sul campo. Qui purtroppo tutto viene ridotto all’osso, mostrando meno dettagli e lasciando che sia la trama principale semplicemente a scorrere fino alla fine. Da un lato non è un male, capisco che l’introduzione a una serie debba dare molti più punti di presentazione e che successivamente questi punti vadano sempre più centellinati, dall’altro però questo calo è stato fin troppo brusco e quasi disorientante.

Nel complesso comunque anche “Le esotiche scorribande degli storici curiosi” è stata una bella lettura, che ha avuto il pregio di farmi affezionare ancora di più alla storia e all’ambientazione, spronandomi maggiormente a seguire anche in futuro questa serie inaspettata.

Review Party: Recensione di “Testa d’uovo. La saggezza di Poirot” di Agatha Christie

Un paio di giorni fa abbiamo parlato di un saggio a firma di Agatha Christie volto a indagare la figura della mitica Miss Marple. Oggi, con “Testa d’uovo. La saggezza di Poirot” arriva il turno dello straordinario investigatore Hercule Poirot, anche lui importantissima figura del genere giallo protagonista di molti romanzi scritti dalla Christie.

Sono passati molti anni dalla sua entrata in scena a Styles Court e incredibilmente si può ancora andare ad approfondire un personaggio tanto importante attraverso i pensieri dell’autrice, da come l’ha concepito inizialmente fino all’ultimo romanzo scritto in cui questo compare. Trovo davvero interessante il chiedersi che rapporto c’è tra la scrittrice e la sua creatura, quanto c’è l’uno nell’altra e le influenze reciproche.

Grazie a questa breve opera si possono rivivere i momenti più iconici e salienti che hanno reso celebre Poirot e che tutt’ora suscitano emozioni di nostalgia nel rileggere vecchie frasi mai tramontate davvero. Questo è un breve viaggio che attraverso poche frasi mostra al lettore l’evoluzione di questo “ometto”, da bizzarro signore poco modesto a una persona che lascia più spazio all’umanità senza però perdere quello smalto che lo renderà sempre brillante e divertente. Ogni capitolo è dedicato a una precisa tematica analizzata attraverso la sua voce, che è come se davvero risuonasse al di fuori delle parole scritte.

Se deciderete di acquistare questo libro non vi troverete di fronte a una nuova avventura del detective Poirot, ma potrete comunque vivere un’avventura attraverso la sua mente, rievocando i ricordi legati a tante delle sue frasi che saranno state determinanti per apprezzare i libri scritti da Agatha Christie e a lui dedicati.

Blog Tour: “Frank-Ly in love” di David Yoon – Le tradizioni coreane

Quella della Corea è una cultura tanto affascinante quanto particolare e a tratti controversa, soprattutto per chi ne vive una totalmente differente.

Per i coreani, ad esempio, l’istruzione è qualcosa di assolutamente fondamentale: non importa che le scuole a qualsiasi livello costino, le famiglie sono disposte a indebitarsi pur di permettere ai figli di poter studiare negli istituti di maggiore prestigio. Per questo il fallimento non è contemplato e la competizione tra gli studenti è altissima. Questa è solo la punta dell’iceberg.

Frank, pur abitando in California, percepisce molto il peso della cultura coreana, che per quanto non sente sua lo è per i suoi genitori: per loro è Harvard l’obiettivo e non ottenere il massimo dei punteggi fa scaturire in loro un senso di disagio nei confronti del figlio.

Nonostante questo clima non motivi molto l’aspetto sociale, il ragazzo è costretto a partecipare ai cosiddetti Raduni, serate in cui le famiglie coreane immigrate in America si trovano per cenare e avere dei momenti di goliardia in cui i genitori possono mostrare i propri “emblemi”, i successi che i figli hanno avuto fino a quel momento. Avvengono una sera al mese, al di fuori di questi non ci sono interazioni.

I coreani sono molto conservatori e, purtroppo, non vedono di buon occhio chi è diverso da loro, perfino chi è emigrato in un altro paese: basti pensare alla sorella di Frank, Hanna, che si è allontanata definitivamente dalla famiglia perché i genitori non condividevano la relazione con un ragazzo di colore o al migliore amico, Q, con cui loro hanno un rapporto pressoché inesistente.

Sarà dura per Frank trovare una ragazza che soddisfi i parametri di “mamma-e-papà”, soprattutto quando lui è il primo a voler ampliare i propri orizzonti e a volersi integrare nella cultura del paese in cui si trova. Vivere all’estero permette a società così rigide come quella della Corea di levarsi di dosso tanti pregiudizi e limiti mentali che fanno vedere solo il negativo, anziché tutto ciò che di buono questo paese ha. Ampliare la mente e vedere cosa c’è fuori dal proprio nucleo può contribuire a diventare migliori e a dare ad altri validi insegnamenti.