Recensione: “Catena alimentare” di Stefano Tevini

Quando le leggi stabilite dai governi soccomberanno all’evoluzione dell’uomo, solo la compravendita, in qualsiasi sua forma, la farà da padrone. La conseguenza è un contesto tremendamente egoista in cui chi guarda in faccia gli altri e si fa scrupoli non ha vita semplice e rischia di diventare lo zimbello del personale nucleo sociale. Gootchi è il tipico soggetto che tutti definiscono sfigato e senza palle, che si può sottomettere a ogni sorta di mobbing perché tanto, si sa, non ha il carattere giusto per reagire. Eppure, anche uno come lui arriva a livelli di sopportazione che potrebbero far collassare il fisico e la mente. Giocare online è una vaga distrazione, un palliativo che lo salva quando torna a casa dall’ufficio ma che non è sufficiente a tenere testa a una condizione lavorativa disumana. Bistrattato da tutto e da tutti, verrà invitato da un suo collega giocatore a prendere parte al Programma Tigre del signor GooRoo, un motivatore che instilla nei propri clienti gli strumenti giusti per automigliorarsi. Dopo l’ennesimo episodio negativo, Gootchi risponde alla chiamata del fantomatico coach, finalmente pronto a fare qualcosa per migliorare la propria condizione.

Stefano Tevini ha la capacità di rendere trame apparentemente semplici molto originali e d’impatto. A questo giro, con la sua nuova opera, dipinge un mondo alla deriva in cui non esistono più le leggi né i governi a regolare l’andamento della società e dove tutto si muove al muoversi dei soldi, in un sistema che si gestisce autonomamente attraverso i contratti economici. Quando una specie passa una fase di cambiamento, sopravvive chi sa meglio adattarsi alla nuova condizione ambientale e in questo Gootchi sembra a un passo dal soccombere, perché non esistono distrazioni che possano farlo sopravvivere davvero alla nuova catena alimentare, in cui ce la fa solo chi non ha occhi e non ha cuore.

Tevini ha uno stile di scrittura molto diretto e scorrevole, a tratti sembra quasi voler prendere bonariamente in giro non solo i suoi personaggi ma anche il lettore, che si ritrova a chiedersi come agirebbe al posto del protagonista, se davvero lui ce la farebbe nei suoi panni. GooRoo rappresenta un tassello fondamentale per il cambiamento di Gootchi, che da insicuro e introverso si trasforma, in un modo repentino e quasi aggressivo. Un nuovo sé che col tempo comincerà a spaventarlo, come se in cambio del rispetto degli altri dovesse barattare la sensibilità e l’essere umano emotivamente parlando.

Ho trovato molto interessante suddividere le parti di storia in stagioni, come se si assistesse a una serie tv divisa in episodi e il cui avanzare verso la fase successiva è ben percepito, senza il timore di dover attendere mesi prima di poter vedere il seguito. L’andamento è come gli infiniti grafici aziendali che Gootchi è costretto a stilare: un’ascesa considerevole dove i rischi di colare a picco fino al tracollo sono dietro l’angolo. Questo è ciò che si percepisce con il proseguire della storia: una spada di Damocle che pende sul destino del protagonista, facendolo salire in un crescendo di potere e controllo ma lasciando costantemente il sentore che qualcosa di terribile stia per arrivare.

Gootchi è in balia degli eventi, così come lo è lo spettatore, che assiste intrigato allo scorrere del tempo e al cambiamento che questo comporta. “Catena alimentare” mostra uno spaccato futuristico della società mondiale che per la sua capacità di far riflettere ed emozionare merita di essere letto in più riprese, per svelare anche il più piccolo dettaglio che preso da un’angolazione diversa potrebbe essere recuperato in un’ottica più oggettiva e critica.

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