Review Party: Recensione di “La campana in fondo al lago” di Lars Mytting

« Furono chiamate le Campane Sorelle e producevano un suono d’intensità e profondità ineguagliabili, che si propagava in tutta la valle e risaliva le montagne echeggiando contro le pareti rocciose. »

In un’atmosfera tra il reale e il magico, ha luogo una storia dai tratti delicati e contemporaneamente inquietanti. Una storia che ha a che fare con la vita, la morte e l’unione di due gemelle che porta alla creazione di leggende e profondi precetti. Gunhild e Halfrid, legate nel corpo e nello spirito, in un fisico che le rende un tutt’uno dai fianchi in giù, ben volute dalla famiglia Hekne, ma in sospensione tra il mondo in cui sono nate e quello personale, segreto a tutti.
In loro onore vengono create le Campane Sorelle, forgiate da tutto l’argento che il padre possiede. Vegliano attraverso il loro canto sul villaggio di Butangen, diventando il fulcro di una storia più lontana nel tempo, ma al tempo stesso vicina per il sangue che scorre nelle vene di Astrid, discendente delle due gemelle. Quando al paese giunge il nuovo sacerdote, deciso a eliminare le campane a fronte di una chiesa moderna, la donna farà di tutto per imporsi e ricordare a tutti l’importanza dei valori che le sue antenate hanno saputo trasmettere.

In un clima suggestivo che solo il Nord Europa può infondere, Lars Mytting offre una nuova esperienza di lettura nel suo stile inconfondibile a cavallo tra un piano astrale e terreno che si amalgamano alla perfezione creando un effetto delicato e poetico.
La storia non è frenetica, si prende il tempo di presentarsi a chi legge, con ritmi per nulla serrati, ma necessari a far comprendere il più possibile ogni dettaglio. La lettura è davvero piacevole e sa emozionare attraverso espedienti inaspettati e una protagonista che unisce elementi come il sogno e la forza d’animo, in un mix che non si può non apprezzare.

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