Review Party: Recensione di “Ancora accanto a me” di Marilena Barbagallo

« Lo vedo nel buio, lo vedo fatto di buio: oscuro e meraviglioso. Costruito ad arte con la stessa sostanza del dolore, ma impreparato a ricevere lo sfregio peggiore, il tradimento. »

La spirale di oscurità e perversione, porta sempre più Lena e Amir verso la distruzione. Ora, separati dalla missione, cercano con ossessione un modo per rimanere vicini, perché stando uno senza l’altra si sentono come spezzati dentro e incompleti.
Ma per poter realizzare il loro desiderio più grande, dovranno fare i conti con il passato di entrambi, torbido, inquietante e sbagliato, fino a spingersi oltre un limite capace di portare entrambi alla morte.

Lena si perderà tra le stanze di Sasha, alla ricerca di ciò che potrebbe salvare lei e Amir; ma al contempo si trova spaesata, specchiandosi in un volto uguale al suo, in una vita diversa dalla sua.
Amir si perderà tra i ricordi lontani, ma che con orrore lo trattengono a sé. Fatti e persone potrebbero allontanarlo dall’unica ragione per continuare a vivere: l’unico modo per scamparla è trovare il coraggio di rompere quelle catene che lo tengono avvinghiato ad una vita che non sente più appartenergli.

Se “Uno sconosciuto accanto a me” mi aveva convinto solo in parte, questo secondo e conclusivo capitolo della storia scritta da Marilena Barbagallo mi ha intrattenuto, fatto soffrire, arrabbiare, emozionare e sperare che la vicenda non sia davvero finita così. Lo svolgimento degli ultimi capitoli, in particolare, è inaspettato e sorprendente. Nonostante mi sia piaciuto il finale, non mi sarebbe dispiaciuto che l’autrice si fosse fermata prima, alle decisioni prese prima del vero e proprio epilogo. Mi piace soffrire, cosa posso farci?
Contro ogni mia convinzione, Amir e Lena mi hanno conquistato, intessendo una ragnatela di sensualità e perdizione che non lascerà troppo presto libero il mio cuore, nonostante porterò comunque avanti la convinzione che una relazione di questo tipo sia irrealistica e sbagliata sotto molti punti. Finché rimane una fantasia, possiamo dannarci quanto vogliamo.

Se avete bisogno di una storia leggera ma coinvolgente e intensa, la duologia di Marilena Barbagallo è la lettura perfetta per questa estate cocente.

Blog Tour: Recensione di “Il Genio e la Musa” di Elizabeth Hunter


« Sai, siamo tutti dei ladri. Costantemente, strappandoci idee, nutrendoci gli uni degli altri come parassiti. »


Benvenuti nella quinta tappa del blog tour dedicato ad uno dei romanzi di punta della Hope Edizioni: “Il Genio e la Musa” di Elizabeth Hunter. Chiunque parteciperà avrà la possibilità di vincere una copia cartacea del libro!

TAPPE:


Kate Mitchell vive d’arte ed è alla costante ricerca di un suo scopo, cercando ad ogni occasione di migliorarsi sempre più. Il viaggio più incredibile che le sia capitato è quello legato alla vita del noto fotografo Reed O’Connor, di cui ammira il lavoro e ne conosce ogni più piccolo dettaglio.
Una cosa la incuriosisce: comprendere il legame che lui aveva con i suoi amici e colleghi e come tra loro possano essersi influenzati artisticamente. Una donna è la chiave, Sam Rhodes: illuminazione e dannazione della vita di Reed. 
Dialogando con coloro che li hanno conosciuti, Kate ricompone una storia perduta nel tempo, come una fotografia strappata i cui pezzi vengono accostati tra loro. Andare sempre più a fondo fa emergere elementi della sua anima che credeva nascosti, dimenticati, inesistenti. L’ossessione ma anche la passione che riversa nell’arte è da esempio per tutti quelli che devono trovare la forza per rincorrere i propri sogni e realizzarli.
Lo stile molto semplice di Elizabeth Hunter rende l’opera scorrevole e immediata. La lettura è piacevole non tanto per l’aspetto romantico che lega le persone ma l’amore che si instaura tra un essere umano e i suoi obiettivi, che spesso vanno oltre, al si là di qualsiasi sentimento o uomo.
In questo, Reed e Sam rappresentano un’incognita, fatta di attrazione, distacco, bisogno di completarsi a vicenda ma di staccarsi l’uno dall’altra.
Così come la Musa non può esistere senza essere concepita da un Genio, così il Genio ricerca nella Musa ispirazione, sicurezza e conforto. L’ossessione spasmodica può portare entrambi alla rovina.
Ciò accade anche con l’arte, che può essere la massima espressione per essere compresi dal mondo, ma anche un rifugio, un posto felice in cui trovare riparo da tutto il resto.