Recensione: “Warcross” di Marie Lu

In un mondo in cui la realtà virtuale è ormai parte fondamentale della vita di tutti, Emika Chen corre da una via all’altra di New York in veste di cacciatrice di taglie, con il compito di stanare coloro che si dedicano ad attività online illecite. All’alba dell’inaugurazione di Warcross e piena di debiti fino al collo, Emika fa qualcosa che le costerà caro, molto più di quanto sia precaria la sua attuale situazione: hackera il gioco e subito le viene comunicato l’immediato arresto. Ma anziché in una cella, la ragazza viene condotta a Tokyo, al cospetto di Hideo Tanaka, il creatore del gioco. Colpito dalle abilità informatiche di Emika, il ragazzo le fa una proposta che potrebbe risolvere ogni suo problema finanziario: entrare in Warcross come giocatrice ufficiale e scovare dall’interno coloro che rischiano di compromettere la buona riuscita del suo progetto.

Ho aspettato più del dovuto a recuperare “Warcross”, primo capitolo di una nuova saga di Marie Lu, che con la trilogia distopica di “Legend” mi aveva rapito il cuore facendomi saltare da un’emozione e l’altra.

Ci troviamo in un’ambientazione molto avanzata e tecnologica, ma che comunque presenta delle similitudini con la precedente saga che sono ormai un marchio per l’autrice. Sono rimasta fin da subito colpita dai dettagli della struttura sociale, piramidale e ingiusta, ma che cerca in tutti i modi di mostrare una facciata fasulla, fatta di divertimento e fuga dalla realtà. Questo è lo scopo di Warcross: intrattenere. E come i personaggi ne sono inglobati fisicamente, il lettore rimane rapito dalle vicende affrontate, che si fanno sempre più intricate e dall’imprevedibile risvolto. Amo quando la realtà si mescola alla finzione attraverso un mezzo come il videogioco che sembra in apparenza un ottimo compromesso.

Lo stile di scrittura di Marie Lu è inconfondibile, non solo per la sua incredibile scorrevolezza, ma soprattutto per il modo in cui trattiene a sé il pubblico a ogni capitolo e spiazzandolo all’ultima pagina. Ebbene, è riuscita a fregarmi ancora una volta, lasciandomi positivamente interdetta sul finale, che apre nuove possibilità impreviste sul destino di Warcross e di Emika stessa.

Sono affezionata alla trilogia di “Legend” ma devo ammettere che “Warcross” non mi sta affatto dispiacendo: entrambe si contendono il primato di miglior storia della scrittrice, che ogni volta mi coglie di sorpresa, rimescolando le carte in tavola e le ipotesi che mi ero fatta fino a quel dato momento.

Se ancora non conoscete Marie Lu, date una possibilità a Warcross, una storia che parrebbe apprezzabile solo per chi ha certi interessi, ma che può essere piacevole anche per i neofiti, sia del genere letterario che di videogiochi, informatica e tecnologia.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *