Review Party: Recensione di “Non giurare sulla luna” di Chiara Rametta

« Quello che tutti chiamano come il peggior nemico dell’uomo, il Tempo, mi aveva aiutato a capire quanto fosse insignificante il giudizio degli altri, di quella gente vuota, triste e insoddisfatta. »

La vita di Annabelle è segnata da tanti diversi elementi: nome inglese, origini siciliane, passione per la scrittura, genitori separati e pessime esperienze liceali. Ma su tutto, ciò che maggiormente desidera è realizzarsi, lontano da ciò che più l’ha fatta soffrire. Prima di questo, però, deve affrontare l’ennesima batosta e accettare il rifiuto dell’università londinese a cui si era iscritta. Così, accompagnata dai migliori amici Simone e Amelia, si sposta a Verona nella speranza di trovare lì un segno, qualcosa che le faccia capire di star facendo la cosa giusta.
I ricordi, belli e brutti, la inseguono, tormentandola e dandole forza.
Due sono gli incontri che la faranno crescere davvero: quello con il bel Giacomo e poi quello con il piccolo Tommaso. Deriso, ricattato. Nel bambino, Annabelle si rivede e cerca di aiutarlo a farsi rispettare.
Il vero protagonista di “Non giurare sulla luna” è il sentimento, calato in ogni situazione che un essere umano affronta. Amore e dolore sembrano quasi essere opposti, ma senza la loro unione noi non potremmo essere tali. Abbiamo bisogno di entrambe le parti della medaglia per imparare ad accettarci e vivere davvero come vorremmo.
A fronte di una narrazione un po’ lenta, Chiara Rametta riesce attraverso le sue parole a far riflettere chi legge, toccandolo nel profondo, facendogli ricordare dei momenti di estrema difficoltà e qual è stato il modo in cui questi sono stati superati. La realtà è ben diversa dai film, spesso è necessario sbagliare più volte per fare anche solo una cosa buona. Si viene criticati, isolati, si arriva ad autocommiserarsi e a cadere in un buio in cui si pensa di avere qualcosa di sbagliato. Ma per fortuna accade sempre qualcosa che fa scattare una molla interiore e ci dà la forza di cambiare in meglio. Per Annabelle il viaggio a Verona rappresentava l’alternativa all’ennesima ingiustizia, ma non può immaginare quanta vita quella città le donerà fino a quando davvero non si aprirà ad essa. Il libro insegna a saltare nel vuoto e a cogliere ogni occasione. Sia mai che porti a qualcosa di bello.

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