Release Party: Recensione di “Blood of the Prophet” di Kat Ross


« Lo evitavamo entrambi e cercavamo ogni tipo di scusa. Quella era la natura distorta della nostra relazione. Desideravo che non fosse così, lo desideravo con tutto il cuore e tutta l’anima ma, qualunque cosa i magi gli avessero fatto, lo aveva lasciato con una convinzione irremovibile che il legame significasse dolore. E io non volevo causargliene altro. »

Speravo di non dover attendere a lungo prima di tornare nel meraviglioso mondo di Kat Ross. Fortunatamente, la Dunwich Edizioni ha esaudito il mio desiderio: finalmente “Blood of Prophet” è qui tra noi.


Per chi non lo sapesse questo è il secondo capitolo della trilogia “Il Quarto Elemento”, iniziata con “The Midnight Sea” di cui potete trovare la recensione qui sul blog.

Avevamo lasciato Nazafareen alla ricerca del Profeta Zarathustra, costretto ad una reclusione forzata in cui trova come unica attività quella di continuare a scrivere ciò che sembrerebbero semplici vaneggiamenti.
Insieme ai suoi compagni, la ragazza affronta un viaggio pericoloso che la porta a crescere ancor di più, nel tentativo di scoprire la vera sé stessa e ad approfondire il legame tra lei e il suo daeva Darius. Giungere al proprio obiettivo non è per niente semplice, lo sconforto prende il sopravvento più e più volte, fino a schiacciare i protagonisti sotto il peso della sconfitta.

Ma Nazafareen non perde la grinta che fin da subito l’ha caratterizzata: nonostante le difficoltà e i tormenti passati è consapevole del suo ruolo, anche se si ritrova trascinata e dominata dagli eventi.

Il mondo di Kat Ross è tornato a stregare le mie serate con i suoi elementi storici e un tocco cupo e appropriatamente magico, che già aveva caratterizzato il primo libro della serie. “Blood of the Prophet” ha dei confini molto più netti: se in “The Midnight Sea” si spazia tra luoghi, culture e personaggi, qui sono state seguite maggiormente le esigenze narrative, concentrandosi sui protagonisti essenziali e sulla ricerca del Profeta. Questo è visibile anche analizzando la linea temporale, più breve rispetto a quella del primo libro. Questo può dare l’impressione che la storia sia più lenta, ma è solo perché lo sviluppo degli eventi è diverso. Ciò non va per nulla a sfavorire il libro, che si dimostra un ponte verso il finale fatto di azione, imprevisti, emozioni contrastanti e colpi di scena.

Nazafareen si conferma essere la donna eroina che avevo già amato. Mi è piaciuta l’evoluzione del suo rapporto con Darius, per nulla banale o scontato. Avere Tijah e Myra a loro supporto è come inspirare un profumo dolce e avvolgente, che riesce nel piccolo ad allontanare la negatività. Mi sono sentita molto vicina a loro, come una pari pronta ad aiutare i propri compagni.

Non ho potuto fare a meno di rimanere affascinata dal negromante Balthazar, che ora assume un ruolo più importante e dà modo al lettore di entrare nella sua mente per conoscerlo. Il lato sadico che alberga in me ha tifato più volte per lui.

Giunta alla fine ho dovuto di nuovo salutare i protagonisti tra lo shock e la tensione. Attendo impaziente di rituffarmi in questa emozionante saga, certa che Kat Ross saprà come sorprendermi ancora una volta!



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