Visione: “Grimm” di David Greenwalt e Jim Kouf

« The wolf thought to himself… what a tender young creature. What a nice plump mouthful… »

Il 31 marzo scorso si è conclusa una serie tv che negli anni ho apprezzato molto, ma che forse è rimasta un po’ indifferente agli occhi dei più.
Sto parlando di “Grimm”, serie televisiva statunitense trasmessa su NBC dal 28 ottobre 2011 e composta da sei stagioni. In Italia è attualmente in corso.
Titolo:
“Grimm”
Genere: Dark Fantasy, Poliziesco
Paese: Stati Uniti
Stagioni: 6
Status: COMPLETA



Come è intuibile dal titolo, la storia è ispirata in parte alle celebri favole dei Fratelli Grimm, ma con un tono più oscuro e con una trama di fondo poliziesca.

Il protagonista è Nick Burkhardt, un detective di Portland che scopre di avere una singolare abilità: vedere “il lato oscuro” di chi lo circonda, osservando i volti delle persone cambiare e rivelando la loro reale identità. 
Solo con l’incontro di sua zia Marie, l’uomo scopre un’importante verità alle radici della sua famiglia: egli infatti è un “Grimm”, l’ultimo di un’antica famiglia di cacciatori. 
Le storie narrate dai famosi scrittori non sono finte e addossano su di lui un unico scopo: combattere le creature sovrannaturali “Wesen”: esseri umani il cui lato oscuro assume fattezze animali.
Al suo fianco avrà il collega Hank e l’amico Monroe, un Blutbad con il volto da lupo, che introduce Nick al mondo sotto la superficie.

In generale, la serie ha avuto alti e bassi, sia per quanto riguarda il ritmo degli episodi, sia per la trama orizzontale. Aggiungendosi il fatto che, purtroppo, la serie è apprezzata da tanti, ma non così tanti, ha portato alla decisione di fare un’ultima stagione un po’ più corta rispetto alle precedenti, passando da 22 episodi a 13.

Trovo che l’aspetto investigativo della serie sia stato inserito in modo interessante, ma soprattutto i casi dei primi episodi sono fini a sé stessi, rallentando appunto la narrazione. Nel momento in cui la trama prende piede, i produttori sono stati in grado di creare episodi al cardiopalma, spesso con finali di stagione sconvolgenti e ricchi di cliffhanger.

Pian piano, gli spettatori vengono immersi in un magico mondo oscuro, pieno di creature differenti tra loro, sia come aspetto che caratterialmente. Diventa quasi automatico affezionarsi ai vari personaggi che vengono presentati: dal protagonista ai poliziotti Hank e Wung, ai Wesen, che siano questi buoni o cattivi.

I legami sono inizialmente difficili da creare, ma è bello il messaggio che la serie vuole trasmettere, in chiave fantasy, presentando rancori radicati nel tempo e diversità: le guerre secolari non definiscono le persone nel loro presente, anche se queste sono i vostri predatori e voi le loro prede.

Ho adorato la dolcezza del rapporto tra Monroe e Rosalee (Fuchsbau dalle sembianze di volpe) e forse è questo che più di tutto mi mancherà: i loro sguardi pieni d’amore, ma anche pieni di forza e determinazioni di fronte agli ostacoli, per la scelta controcorrente di sostenere un Grimm. Mi mancherà l’erboristeria della coppia, piena di intrugli e libri esoterici decorati accuratamente, su cui sarebbe bello poter mettere mano.

Mi è piaciuta l’atmosfera buia delle fiabe rivisitate che riesce comunque a fare spazio a scene divertenti ed esilaranti, ma non per questo fuori posto.

Il finale c’è e non mi è dispiaciuto: forse è un po’ affrettato, ma lascia la giusta nostalgia per una serie tv che si è lasciata guardare per sei anni e che mi ha lasciato dentro sensazioni positive.

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