Recensione: “Questione di gusto” di Fleur Du Mar

« Odiavo i tacchi alti e al tempo stesso non riuscivo a farne a meno, un po’ come il mio insensato rapporto con l’amore, perennemente in bilico tra il desiderio d’essere amata e venerata come le protagoniste dei romanzi che ero solita leggere, e la determinazione di imbrigliare le passioni in aridi stereotipi. »

Ho conosciuto Fleur du Mar qualche anno fa su un famoso sito di pubblicazione di storie. Il suo racconto “Bruciare” mi rapì completamente, forse l’unica storia a rating rosso che mi sia davvero piaciuta.
La protagonista di “Questione di gusto” è Laura de Santis, una donna in carriera che vive nel suo rigido e preciso mondo: capelli legati accuratamente, tacchi alti e divisa per andare al lavoro, ma soprattutto lontana da emozioni troppo forti. Lei definisce la sua vita tranquilla e pura e solo al fidanzato Richard è permesso fare una piccola breccia nella sua fortezza inespugnabile, rispettando comunque le sue regole e i suoi spazi.
Per una scelta fuori dall’ordinario, un giorno si scontra con l’attraente Erik Tesia, un nuovo vicino d’appartamento. Fin da subito la differenza tra i due è ben definita: se la prima vive la vita secondo rigide impostazioni, l’altro ama viaggiare e vivere avventure, affronta la vita giorno per giorno, spensierato e libero come i suoi genitori gli hanno insegnato.
Il loro è un rapporto d’odio istantaneo, perché entrambi incapaci di comprendersi. Ma Erik è sempre più determinato a far uscire Laura dalla prigione che le è stata costruita intorno, a farle assaporare la vita in ogni sua sfaccettatura.
Ecco, la parola chiave è proprio “Assaporare”. 
Laura è vegana dalla nascita per una scelta imposta dalla madre. L’obiettivo del “Maori” sarà quello di far risvegliare i sensi atrofizzati della donna attraverso il cibo. In che modo? Leggete e scopritelo; non siate prevenuti, né troppo maliziosi: potreste sbagliarvi del tutto.
Sicuramente questo viaggio gastronomico delicato e sensuale porterà la protagonista a cambiare la sua vita e a liberarsi, finalmente, dalle catene di un misterioso passato. 
Solitamente non sono attirata da questo genere di storie. Ma Fleur ha dalla sua uno stile di scrittura semplice e scorrevole e una storia anch’essa semplice ma godibile. Mi sono ritrovata in diversi momenti ad emozionarmi e quando l’atmosfera si faceva calda non nascondo di aver provato qualche brivido. Sì, in un romance è prevedibile qualche scena “intima”, esattamente come capita qui. Ma le descrizioni non sono per nulla dirette e al limite dell’imbarazzo (per non dire orrore, senza citare particolari opere), sono dosate al punto giusto, come gli ingredienti di un’ottima ricetta.
Ringrazio Fleur per aver fatto uscire, di nuovo, quel briciolo di femminilità che ancora alberga in me.
Potete acquistare “Questione di gusto” al seguente indirizzo.

Recensione: “Lùmina” di Linda Cavallini e Emanuele Tenderini

« -Hai paura?

-No, credo di no. Anche se non avevamo mai interferito con altri universi a questo livello. Trascinare un essere vivente nella nostra dimensione potrebbe essere molto pericoloso!
-Ne siamo consapevoli… tuttavia non ci sono alternative! »


Finalmente riesco a dedicare tempo meritato per un’opera che fin da prima della sua pubblicazione ha suscitato in me molta curiosità.

“Lùmina” è un progetto indipendente, nato dalla mente e dal talento di due autori già avviati nel campo dell’editoria, che deve vita e successo al crowdfunding su Indiegogo dello scorso anno. 
La principale particolarità, quella che sicuramente attrae e seduce la vista, è la tecnica di colorazione sperimentata da Tenderini stesso, l’Hyperflat, che si amalgama perfettamente con il tratto delicato e fluido della Cavallini.
Kite e Miriam sono due fratelli, l’uno più vivace ed estroverso dell’altra, orfani di genitori ma che da un’esperienza drammatica come questa hanno trovato la forza di rimanere uniti. Tornando a casa dopo una giornata di scuola, si ritrovano in un mondo completamente diverso dal nostro: Lùmina. L’atterraggio non è dei migliori, i due ragazzi si trovano in mezzo ad uno scontro incrociato tra creature tanto diverse d’aspetto quanto di ideali. Ben presto scoprono di essere i “Portatori” del Fej Farok, una divinità in grado di viaggiare tra le dimensioni. 

Purtroppo, quello che si evince dal volume, è che la storia sia solo un’anteprima di quello che, probabilmente, dovrà essere effettivamente. Si arriva velocemente alla fine e tanti sono gli interrogativi che rimangono. 

Solo per questo, il fumetto è un po’ debole di contenuti; la sola forza è, come già detto prima, la qualità del disegno e delle pagine.
Considerando il successo che ha avuto, Cavallini e Tenderini hanno la sicurezza di un’idea vincente e che piace. Ci auguriamo, a questo punto, che sviluppino velocemente il mondo che hanno in testa, per portarlo su carta e mostrarcelo.